Adesso ci siamo, Riccardo Saponara è un giocatore della Fiorentina. Quinto - ma non ultimo? - arrivo di un mercato di gennaio apparentemente già chiuso e fino a ieri ad un passo dalla pioggia di critiche. L'ennesima. Ancora una volta Corvino ha dimostrato che l'avverbio "definitivamente" c'entra davvero poco con il suo vocabolario (in particolare se preceduto dal sostantivo "mercato" e seguito dall'aggettivo "chiuso") e lo ha fatto addirittura più silenziosamente del solito.
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ESCLUSIVA – Saponara, sedicenne prodigio sul campo e fuori. “Era il nuovo Kakà…”
Abbiamo parlato con Gianluca Atzori, l'allenatore che ai tempi di Ravenna si accorse per primo del talento di Ricky. "Oggi la Fiorentina acquista un ragazzo d'oro, ma soprattutto un giocatore forte"
Di Saponara si è detto tanto, spesso troppo. Se ne è parlato come si parla del ragazzo che sì, ha qualità, ma che non riesce a tirarle fuori se non sporadicamente. Suonano in questo caso come un rimprovero le parole di Gianluca Atzori, l'allenatore che per primo ebbe il coraggio di lanciarlo nel calcio dei grandi. "Chi sostiene che Riccardo sia un ragazzo indolente non lo conosce", sentenzia convinto durante la conversazione. Poi continua: "È un ragazzo squisito, d'oro, adorabile. Sempre disponibile, rispettoso". E lo sottolinea talmente tante volte da farci pensare che forse l'etichetta di "incompiuto" gli è stata appiccicata addosso con troppa fretta.
Dopodiché ripercorre i primi passi di Saponara nel calcio dei grandi. "Feci debuttare Riccardo in Serie C quando aveva appena 16 anni (a Ravenna, ndr). Arrivò in ritiro che era soltanto un'aggiunta alla prima squadra, dato che i tempi giocava ancora nella Beretti con i pari età. Da quel giorno lo tenni sempre con me, e anche se non parlava molto nello spogliatoio si è sempre fatto volere bene da tutti. Magazzinieri compresi". Era l'estate del 2008. Starà con Atzori appena cinque mesi, tempo di arrivare a gennaio: alla porta dei Saponara bussò l'Empoli, e un acerbo Riccardo prese la sua strada verso il calcio che conta. "Gli consigliai io di andare là, sapevo bene come trattano i giovani a Empoli - racconta Atzori. Oltretutto la società ricavò un profitto notevole dalla sua cessione, così furono tutti soddisfatti".
Testa sulle spalle e sogni nello zaino, ma soprattutto un cammino seguito da vicino da una famiglia solida che non ha mai mancato di supportarlo. "La sua famiglia è da sempre la sua fortuna, pensa che si trasferirono ad Empoli per stargli accanto. Lui che a 16 anni aveva voti eccellenti a scuola, dove non sgarrava mai". Il quadrienno ad Empoli, poi il treno che passa una volta nella vita. "Al Milan c'erano tante aspettative nei suoi confronti, soffrì le pressioni di un pubblico che non seppe aspettarlo. Ha sbagliato qualche partita, ma in quel Milan ci poteva stare. Per me era il nuovo Kakà". Il ritorno ad Empoli un anno e mezzo più tardi lo riporta ai fasti della gioventù, ed inizia a smentire con i fatti le dicerie sul suo conto. Sei mesi di Sarri (che prova a portarlo con sé a Napoli in estate) e dodici di Giampaolo, fino ad arrivare all'annata in corso.
Già, il presente, la parte che per ovvie ragioni incuriosisce di più. "Può far comodo a questa Fiorentina, così come a quasi tutte le squadre in Serie A. Non so se troverà spazio fin da subito, ma è un giocatore che ha dimostrato di valere. Ha fatto anche l'esterno nel 4-3-3, ma rende al meglio nel 4-3-1-2. Sa inserirsi, vede prima il passaggio, ha l'ultima giocata. Oggi la Fiorentina acquista un giocatore forte. Ne sono sicuro". Venticinque anni, la classe del campione ed il carattere mite di chi sa farsi voler bene. Il futuro è nelle sue mani.
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