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Samuel: “Vorrei giocare un altro anno”

Il Muro lascia l’Inter, come i suoi connazionali a fine contratto. Un addio che pesa soprattutto per lo spessore dell’uomo Walter Samuel, un vero leader dello spogliatoio ma anche una …

Redazione VN

Il Muro lascia l'Inter, come i suoi connazionali a fine contratto. Un addio che pesa soprattutto per lo spessore dell'uomo Walter Samuel, un vero leader dello spogliatoio ma anche una persona dai grandi valori e degna di massima stima. L'argentino si è confessato, frugando nel cestino dei ricordi, a La Repubblica, in un'intervista carica di contenuti. Si parte con le immagini scolpite negli occhi della mente: "La Bombonera era lo stadio dei sogni di bambino, e col Boca ho vinto tutto. Nei derby col River sentivi il campo tremare, ma sul serio, l'emozione prendeva alla gola. Poi lo scudetto a Roma, il Real, infine nove indimenticabili anni in nerazzurro: col passare del tempo vedevo che negli occhi degli avversari cresceva il rispetto, il timore, perché arrivavamo noi. Che orgoglio. E le vittorie, tutte, di una squadra matta, ogni partita era sempre aperta fino all'ultimo: mai stati capaci di chiuderne davvero una, noi. E l'atmosfera di San Siro non me la scorderò finché campo. È stato bello. Anche finire adesso, al momento giusto".

Non è un po' triste, caro The Wall, ora che il sipario è calato sull'Inter argentina?

"Ma no, solo molta emozione. Prima di Inter-Lazio l'ho sentita. Si è chiusa una parentesi di vita. Da mesi dicevo ai compagni e al mister che volevo lasciare l'Inter in Europa: vado via felice. È anche giusto che il nuovo presidente porti idee nuove, manager e giocatori nuovi: fa bene".

Perché in serie A da tempo non si difende bene?

"Anche le piccole vogliono attaccare e si sbilanciano, per i difensori è dura".

Il migliore che ha visto coi suoi occhi?

"Paolo Maldini. Impressionante, in tutti i ruoli difensivi. E veloce come un ragazzino anche da anziano. Era proprio bello da veder giocare, Paolo".

Da oggi cosa farà Walter Samuel?

"Vorrei giocare un altro anno, anche non in Italia, perché mi sento bene. Poi capire se posso diventare un allenatore, iniziando dai ragazzini. Modulo preferito il 4-2-3-1, con le ali e il gioco rapido. Odio prendere gol, ma mi è sempre piaciuto vederli segnare. Dalla mia squadra, però".