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Repubblica: la vera incognita è il futuro di Giuseppe Rossi

Tanti cambiamenti nella rosa e un dubbio: la nuova Fiorentina è da Champions?

Redazione VN

Non è stato facile, ma alla fine ce l’hanno fatta. Pradè e Macia hanno sistemato la rosa con i giocatori che servivano, se poi sono anche funzionali (e buoni) lo scopriremo strada facendo. Di certo non è stato un mercato semplice, soprattutto perché la Fiorentina ha finito il budget per riscattare Cuadrado. Il resto sono invenzioni, acquisti low cost, idee. Per molti è un mercato da sette, per altri è un po’ meno entusiasmante, ma il calcio sulla carta è una cosa e in campo un’altra. Quindi aspettiamo prima di dare giudizi, magari Montella riesce a fare miracoli e in Champions ci arriva davvero. Ora, però, lasciamo da parte i sogni e concentriamoci su quello che c’è.

I portieri - Neto e Tatarusanu grosso modo si equivalgono. Sebbene Montella sia uno a cui non piacciono le gerarchie, in questo momento il brasiliano è più titolare del romeno. Ma il tecnico è pronto a cambiare. Dipenderà dalle condizioni di forma e dalle situazioni, nella Fiorentina nemmeno i portieri hanno il posto garantito. Nessuno dei due è un fenomeno, ma incarnano abbastanza bene il prototipo del portiere moderno, che deve essere bravo con i piedi e freddo nel far ripartire l’azione. Tutti e due a Moena hanno lavorato molto su questi aspetti. Con le nuove regole, di fatto, il portiere diventa un difensore aggiunto e deve saper gestire anche le situazioni fuori dai pali. Lezzerini poteva andare a giocare ma ha preferito rimanere qui. Scelta sua. Chiude Lupatelli, uno che fa gruppo. In una squadra servono anche i giocatori come lui, e in molti casi fanno anche la differenza.

I difensori - Finalmente un terzino destro. Magari non è proprio quello che cercava Montella, ma Richards è comunque un ottimo acquisto. Ha forza, esperienza, resistenza. Può giocare terzino, ma anche centrale nella difesa a tre. Lui, Gonzalo e Savic non sono affatto male. Anzi. Diciamo che adesso il reparto è un po’ più completo. Le partenze di Roncaglia e Piccini sono state rimpiazzate dagli arrivi di Basanta e Richard, appunto. Pradè e Macia hanno aggiunto esperienza, che potrà far comodo soprattutto in Europa League. Il reparto, comunque, è più solido e offre la possibilità di cambiare, passando da quattro a tre senza troppi problemi. In più c’è da considerare la crescita di Alonso, che a Montella piace molto anche se deve migliorare la fase difensiva, e Hegazi che è uscito dall’infortunio. Pasqual alla fine ha preferito la Fiorentina al Milan, il resto è storia vecchia. Sulla carta, comunque, una crescita c’è stata, adesso si tratta di vedere (e valutare) i tempi di adattamento e la capacità dei nuovi di inserirsi nelle logiche di gioco della Fiorentina. Da questo punto di vista la sosta aiuta.

I centrocampisti - In mezzo al campo la Fiorentina doveva risolvere un bel po’ di problemi, come si è visto anche contro la Roma. L’unico giocatore affidabile è Borja Valero, che però il tecnico vorrebbe usare anche come trequartista. Quindi serviva una piccola rivoluzione per sostenere il gioco della Fiorentina. Pizarro è un buon giocatore, ma è troppo prevedibile e un anno in più può pesare. Aquilani sarà frastornato dalle vicende contrattuali e dal suo futuro. Come ha detto il suo procuratore da ora in poi si guarderanno intorno. Facile immaginare che la sua sarà una stagione soto tono. Vargas può fare l’interno, però non è proprio il suo ruolo. Insomma, Montella era stato chiaro su cosa serviva e i due uomini mercato hanno cercato di accontentarlo. Con Badelj e Kurtic il centrocampo viola acquista solidità senza perdere di vista il senso del gioco. Sia chiaro, si poteva fare di meglio però servivano i soldi. E quelli non ci sono. Per come fa mercato la Fiorentina tanto di meglio non si poteva prendere, con la speranza che la scelta funzioni. Anche in questo caso si dovranno aspettare le prossime partite e il lavoro di Montella. In ogni caso a centrocampo la Fiorentina può sempre contare su Mati Fernandez e Lazzari (pensa te...), oppure su Brillante, se capisce meglio il calcio italiano. Octavio, invece, è solo un nome in più. Discorso diverso quando affrontiamo la questione dei centrocampisti offensivi. Qui il colpo grosso è stata la conferma di Cuadrado, che però c’era anche l’anno scorso e quindi non è un rinforzo. Joaquin è rimasto, Ilicic è la grande scommessa di quest’anno, e pure Marin, arrivato in viola via Ramadani (sempre lui...) e tutto da capire. Intanto si allena a parte, poi si vedrà.

Gli attaccanti - Purtroppo tutto gira intorno a Giuseppe Rossi. Tra averlo e non averlo c’è una bella differenza, e solo dopo l’artroscopia si capirà qualcosa di più. La Fiorentina spera di poterlo utilizzare almeno una ventina di partite, gestendo le sue presenze per evitare nuovi guai. Ipotesi. Al momento Rossi non c’è e Montella si deve arrangiare facendo altre scelte. Mai come quest’anno, però, qualche alterna- tiva c’è. Intanto Gomez. Il tedesco è guarito, ha disputato un buon precampionato però adesso sembra un po’ appannato. A Roma ha fatto pochino. Ma le sue qualità non si discutono. Magari ha bisogno che la squadra giochi un po’ di più per lui. Piccole cose da mettere a posto. Poi ci sono i due ragazzi, Babacar e Bernardeschi. Talenti cresciuti nel vivaio, i primi prodotti di una faticosissima crescita. Entrambi si sono conquistati la stima di Montella e hanno scelto di rimanere. Saranno risorse preziose in una stagione che si presenta affollata di partite. Ma non è finita qui perché nella testa del tecnico anche Cuadrado può fare la seconda punta. Anzi, è possibile che in attesa di Pepito si ritrovi spesso a fare quel ruolo. Come potrebbe farlo Ilicic, se proprio serve. Molto dipenderà dal modulo che vorrà adottare Montella, che può giocare sia con l’attacco a tre che con quello a due punte. Questione di punti di vista. E di opportunità. In ogni caso la scelta di non andare sul mercato per prendere un sostituto di Rossi è sintomatica. La Fiorentina lì davanti è a posto così. E non è da sottovalutare la scelta di puntare anche su due giovani. In un momento in cui la serie A è sempre più colonizzata dagli stranieri, due prodotti del settore giovanile sono un piccolo ma importante segnale.

la Repubblica