Sul Corriere Fiorentino troviamo la lista dei possibili sostituti di Montella, con qualità e punti deboli.
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Pregi e difetti dei candidati a sostituire Montella
Dall’amico dell’Aeroplanino Di Francesco allo scatto di Donadoni
DI FRANCESCO –Perché sì Quelli che vorrebbero ancora Montella sulla panchina viola, guardano a Eusebio Di Francesco nella speranza di aver trovato una sorta di clone. Amico fraterno dell’Aeroplanino con cui condivide la filosofia di gioco, quella del «fare sempre un gol più degli altri», l’allenatore del Sassuolo è se possibile ancora più offensivo, grazie agli insegnamenti di Zeman. Zaza, Berardi, Vrsaljko, Sansone, se c’è del talento Di Francesco ha dimostrato di sapere come farlo emergere. Proprio quello di cui avrà bisogno la nuova Fiorentina.
Perché no La sua somiglianza a Montella rappresenta anche il suo punto debole. Basta guardare la classifica dei gol subiti per iniziare a tremare: il suo Sassuolo ha la quintultima difesa del campionato con 56 reti in 37 partite. Praticamente un colabrodo. Non solo. Anche caratterialmente Di Francesco è descritto come molto rigido e refrattario alle critiche. Reggerà le pressioni dell’esigente piazza viola?
DI MATTEO – Perché sì Fresco fresco di dimissioni dallo Shalke 04 per divergenza di vedute (deve esserci un’epidemia tra gli allenatori) da ieri è decisamente in corsa per la panchina viola. Già cercato nella tornata precedente quando poi la Fiorentina scelse Montella, Roberto Di Matteo nel frattempo ha vinto una Champions con il Chelsea e fatto esperienza nella tanto osannata Bundesliga. Nato in Svizzera (cantone di Sciaffusa dove si parla tedesco), una vita passata all’estero, oltre ad essere giovane e preparato resta il candidato più «europeo».
Perché no Dall’Italia manca da un bel po’, dai tempi in cui la serie A era un’altra cosa e i campioni facevano a gara per giocarci. Da allenatore non ci ha mai messo piede, per cui è impossibile sapere se il suo calcio si adatta o meno alla serie A. In più, sia in Inghilterra che in Germania è stato abituato ad avere alle spalle società pronte a spendere follie per accontentarlo. Zero compromessi di mercato insomma, non proprio come a Firenze.
DONADONI –Perché sì Negli ultimi giorni è scattato davanti a tutti un po’ come faceva quando giocava. Roberto Donadoni sembra proprio in pole position, anche se a volte può non essere un vantaggio. Lavoratore, preparato, rispettato da giocatori e avversari, con il bergamasco la Fiorentina andrebbe sul sicuro, senza spendere molto. Capace di far crescere i giovani e sfruttare il talento (Valdes regista basso, una delle sue intuizioni) potrebbe rappresentare una via di mezzo tra la vocazione offensiva e una più classica attenzione difensiva.
Perché no Il suo nome non accende granché la piazza, il modo di fare schivo, quasi introverso, potrebbe incontrare qualche problema con il tifoso fiorentino che preferisce personaggi in grado di far discutere. A livello sportivo la brutta esperienza a Napoli ne ha un po’ frenato la crescita tagliandolo fuori dal giro delle grandi squadre. Il suo massimo piazzamento in serie A è un sesto posto, cioé giusto il minimo indispensabile per Firenze.
PIOLI –Perché sì Più che una vera candidatura è la suggestione delle ultime ore. Stefano Pioli con la Lazio è in piena corsa per la Champions e in caso di raggiungimento dell’obiettivo verrà blindato da Lotito. Lui stesso però qualche settimana fa ha ammesso di voler parlare «a fine stagione del futuro». In questa stagione insieme ad Allegri ha proposto il calcio migliore, adattato le sue idee alla rosa a disposizione confermandosi tra gli allenatori più preparati del nostro campionato. Con lui la Fiorentina rilancerebbe, altro che passo indietro.
Perché no Per tutto questo è davvero difficile trovare controindicazioni alla candidatura di Stefano Pioli. E anche il suo passato remoto da calciatore con la Juventus è ampiamente superato dalle oltre 150 presenze in maglia viola. Proprio l’essere un ex viola però potrebbe, nell’ottica dei Della Valle, rappresentare forse l’unico motivo di riflessione. Ma se davvero ci fosse uno spiraglio sarebbe una follia farselo scappare.
SARRI –Perché sì Non c’è bisogno di raccontare chissà quale aneddoto per spiegare le sue qualità. Basta aver visto una partita dell’Empoli in questo campionato per essere rimasti incuriositi dai metodi (e dai risultati) di questo allenatore apparso d’improvviso nel calcio che conta. Capacità di lavorare con i giovani, attenzione massima agli schemi di gioco tanto da affascinare perfino Arrigo Sacchi. Gioco offensivo, inserimenti continui, fraseggi rapidi, l’impronta di Sarri è ben riconoscibile per chi sceglie di affidarsi a lui.
Perché no Sigaretta, o mozzicone spento, sempre in mano. Tuta da ginnastica anche in televisione e una certa schiettezza che se da una parte gli ha attirato le simpatie dei tifosi dall’altra gli ha causato più di un’espulsione in questa stagione. Il burbero Maurizio Sarri non sembra proprio essere l’identikit di un testimonial per il Viola Fair. In più, è in serie A da solo un anno, forse un po’ poco per una piazza come Firenze.
LE PISTE INTERNAZIONALI –Perché sì Da Paulo Sosa, a Bielsa, passando per qualche «Mister X» che ancora non è emerso nel borsino allenatori, la Fiorentina sta guardando anche al mercato estero delle panchine. Già, perché il club viola è affascinato dall’idea di non perdere quella vocazione europea che l’ha caratterizzata negli anni di Montella. In più un allenatore straniero verrebbe accolto con meno pregiudizi dei colleghi italiani, suscitando curiosità nella piazza fiorentina e consentendo di passare oltre con più facilità all’addio di Montella.
Perché no La mancanza di esperienza nel nostro campionato, le difficoltà di non conoscere la lingua, e un necessario periodo di ambientamento, rappresentano i punti deboli di una scelta del genere. Soprattutto l’ultimo punto potrebbe essere decisivo: l’addio di Montella difficilmente non avrà strascichi polemici, una partenza zoppicante di stagione potrebbe riaccendere gli animi troppo presto.
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