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Più muscoli meno palleggio, vento mondiale su Montella

L’incipit dell’articolo di Benedetto Ferrara su Repubblica

Redazione VN

Il crollo spagnolo, la malinconica resa inglese, la ferocia cilena, la spietata allegria francese, la noia brasiliana, la concretezza della Costa Rica e la pigra presunzione di una Italia senza fame. Quante parole e quanti aggettivi ci sta regalando questo mondiale? E quante impressioni agli occhi del tifoso della Fiorentina, a quello che ama il calcio e prova a capirlo nelle sue evoluzioni, a quello che tifa Italia o che le tifa contro (o non tifa proprio), a quello che pensa alla sua squadra anche quando si beve il mondiale in diretta tv? Paragoni, giocatori, battute da social. Come quelle piovute addosso alla fine spagnola e alla delusione italiana. I migliori del mondiale? Rossi e Borja Valero, naturalmente. Ma poi? Poi c’è una certezza assoluta e preziosa: il giocatore più osannato di questo mondiale si chiama Juan Guillermo Cuadrado.

E’ lui che ha fatto innamorare il pianeta per il suo modo di fare calcio. Quel ballare sul mondo che aggiunge il senso a questo torneo molto fisico, che dal punto di vista del gioco non aggiunge nulla, se non un livellamento complessivo dentro il quale convivono più o meno le solite storie: i cicli vincenti che finiscono (Spagna), quelli che non hanno mai vinto nulla eppure finiscono lo stesso (Inghilterra), le rinascite (Francia), le sorprese, come la Costarica, ma soprattutto il Cile, il gruppo che ha dato un clamoroso esempio di cosa significhi la parola aggressività. Ecco, sì, la corsa stavolta fa la differenza davvero. E non è solo una questione di clima. Forse più di fame.

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