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Gazzetta: Da Prandelli a Montella, quanti geni in disparte

La panchina è lunga, lunghissima. Sull’ultimo seggiolino, si è appena accomodato Vincenzo Montella, dopo la rottura con la Fiorentina. Da quella posizione, l’ormai ex tecnico viola può voltarsi e ammirare …

Redazione VN

La panchina è lunga, lunghissima. Sull’ultimo seggiolino, si è appena accomodato Vincenzo Montella, dopo la rottura con la Fiorentina. Da quella posizione, l’ormai ex tecnico viola può voltarsi e ammirare i tanti illustri colleghi che gli fanno compagnia. È un’estate senza precedenti, da questo punto di vista: quasi tutti i «cattedratici» della panchina osserveranno la preparazione della stagione da sdraio e ombrellone. Alcuni lautamente pagati, altri in attesa della telefonata last minute: ad Allegri, giusto nel luglio di un anno fa, non andò malissimo. Intanto, la panchina è lunga, lunghissima. Ci sono i padri della patria: gente da nazionale come Trapattoni, Lippi, Donadoni, Prandelli, in rigoroso ordine di militanza azzurra. Ci sono i papaveroni, come Ancelotti, Spalletti, Zaccheroni, Mazzarri, ma sì anche Zeman. E poi ci sono i giovani di belle speranze (in alcuni casi non mantenute) - Inzaghi, Stramaccioni, Zola, Di Matteo, Gattuso - o i grandi vecchi non ancora appassiti, come Guidolin, Delneri, Ranieri. Ci sarebbe persino lo straniero, Jurgen Klopp, che però lasciato il Borussia Dortmund ha scelto di rimanere fermo.

LE IDEE L’eredità, intanto, è notevole. Se le idee tattiche avessero il copyright, c’è chi starebbe a posto per una vita. Immaginate se dal 2002 in avanti ogni squadra avesse dovuto pagare Ancelotti per l’invenzione di Pirlo regista davanti alla difesa (l’Italia mondiale e la Juve del poker, oltre al Milan, ringraziano…) o per l’albero di Natale. Ma si potrebbe parlare anche di Totti centravanti arretrato con tre incursori dietro per Spalletti, del tridente nel 3-4-3 di Zaccheroni, dei tagli delle punte esterne di Zeman, del centrocampo rotante di Prandelli, del tiqui-taka all’italiana nel centrocampo tutto qualità di Montella. Le aule di Coverciano, insomma, producono ancora pezzi di primissimo piano: la scuola italiana si può considerare ancora – se non addirittura come mai – al vertice. E infatti l’ultimo indirizzo conosciuto, prima di sdraio e ombrellone, non a caso è spesso una grande squadra, con relativa busta paga pesante. E qui, al di là delle singole ragioni che possono aver privato un allenatore di una panchina, sta il grosso dei motivi riguardo alla ricchezza della lista di collocamento.

LA CRISI Quando la Serie A era l’epicentro del calcio europeo, per non dire mondiale, Fabio Capello traslocava dal Milan al Real Madrid, dalla Roma alla Juve; Ancelotti cresceva del Parma milionario, ereditava la Juve, faceva grande il Milan. Grandi tecnici per grandi club con grandi disponibilità. Oggi, certi profili hanno raggiunto un livello troppo elevato per l’impoverita realtà italiana. Questione di ingaggio: Spalletti fino a poche settimane fa si godeva il ricco contratto dello Zenit, Montella per liberarsi andrebbe “riscattato” con 5 milioni. E questione di prospettiva. A un tecnico «da Champions», per semplificare, anche una big o aspirante tale italiana non ha la disponibilità di proporre acquisti milionari o progetti di grandeur. Così il Napoli, mollato Benitez, accarezza idee suggestive e dai profili famosi per poi affidarsi a Maurizio Sarri, eccezionale uomo di campo – lo era anche Arrigo Sacchi quando Berlusconi lo prese dalla B… - al quale potrebbe non essere difficile far digerire un mercato senza grandi campioni (alla Higuain regalo per Benitez per intenderci). Stesso discorso alla Samp: Mihajlovic lascia la squadra in Europa League per andare al Milan, e per sostituirlo arriva Walter Zenga, allenatore preparatissimo e forse pure sottovalutato ma finito negli Emirati e lontano dai grandi giri. L’unica leva è la «mozione degli affetti»: ha funzionato per il ritorno di Mancini all’Inter (ma qualche grande acquisto il Mancio se l’aspetta), non è bastato per convincere Carletto Ancelotti a riprendere il suo posto al Milan e rinunciare all’anno sabbatico. Durante il quale comunque potrà godersi il lauto bonifico versato dal Real Madrid. Come Ranieri dalla Grecia, Mazzarri dall’Inter, Inzaghi e Seedorf dal Milan. Gli altri se ne stanno seduti e aspettano la chiamata giusta.

La Gazzetta dello Sport