Gomez sì, Gomez no. "Io non ci credo... ma quasi quasi anche sì. Bisogna aspettare l'addio di Jovetic, anzi no, il Bayern mette fretta, meglio prenderlo subito. Ma l'ingaggio? E la Champions? Quel procuratore poi, Uli, fa anche troppo bene il suo lavoro". Insomma, chi più ne ha più ne metta sul sogno di fine primavera di tutti i tifosi viola. Anche i più scettici, quelli che però sotto sotto una piccola speranza la cullano in gran segreto. Senza scoprirsi troppo magari, per non evitare bruschi ritorni ad una realtà che parla chiaro. Perché Mario Gomez a 27 anni milita in una società da sempre nel gotha mondiale del calcio, è reduce da un 'quadriplete' strepitoso (Champions, Bundesliga, Supercoppa e Coppa di Germania) al quale ha contribuito con un lauto bottino di 19 reti distribuite in 32 presenze, e alla fine del mese si vede accreditare puntualmente sul conto in banca solo dal Bayern 375 mila euro. Sognare però non costa niente e soprattutto è il sale di questa maledetta passione e d'altronde il tentativo di Pradè e Macia autorizza a farlo.
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Firenze-Monaco andata e ritorno
Sei anni fa Toni andava in Baviera, oggi Gomez infiamma Firenze (COMM.)
Curioso pensare a sei anni fa quando lo stesso sogno, a parti invertite, era da poco diventato realtà per i tifosi del Bayern Monaco con l'ufficialità dell'arrivo di Luca Toni. Undici milioni di euro - una cifra relativamente bassa per il suo cartellino considerati i 25 offerti appena un anno prima dall'Inter - e la Scarpa d'Oro 2006 atterra nella città dell'Oktoberfest. Tutto nell'ordinario viene da pensare, se non fosse che allora il calcio tedesco era solo all'albore del rilancio. Si decise semplicemente che non era più il caso di prendere schiaffoni a ripetizione in campo internazionale attraverso un preciso programma di riforme: innanzitutto quella sugli stadi, polifunzionali e confortevoli, sfruttando anche l'onda del Mondiale 2006, ma anche quella riguardante i vivai delle società, trasformati in vere e proprie fucine di talenti capaci di sfornare tra gli altri Reus, Gotze, Hummels, Kroos e Muller. Dal canto suo l'Italia, seppur tra qualche difficoltà, era ancora capace di esprimere una nazionale campione del mondo e squadre di club credibili a livello europeo.
Oggi sembrano passati anni luce. Dal declassamento Champions all'embargo (e la fuga) di tanti campioni, passando ovviamente per lo squallore domenicale degli stadi semi deserti. L'appeal del calcio italiano continua la sua parabola discendente, con qualche eccezione di sparuti guizzi di bellezza in un mare di mediocrità. Tra queste poche eccellenze c'è la Fiorentina del nuovo corso, una realtà ormai in rampa di lancio e pronta a spiccare il volo grazie al suo laboratorio di calcio incastonato come un capolavoro di Masaccio nella cornice di Firenze. Argomenti assolutamente convincenti, anche per Mario Gomez che sembra rimanere tutt'altro che indifferente davanti al fascino viola. Basterà per vedere a Santa Maria Novella il treno di ritorno (gli aerei lasciamoli perdere se possibile...) da Monaco dopo sei anni? Ancora pochi giorni di attesa e sapremo con certezza se anche questa bella favola avrà il suo lieto fine. Parola di Uli Ferber.
ALESSIO CROCIANI
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