Chi ha vissuto certi anni, si ricorderà che se quello italiano era il campionato più bello del mondo, non era solo un arrogante modo per elevarsi rispetto agli altri, ma un dato di fatto. L’Udinese vantava Zico, la Juve Platini, l’Inter Rumenigge, il Toro Junior, la Samp Souness, ce nera per tutti, perché c’erano regole: massimo due stranieri, tutti avevano soldi e la possibilità di prendere il meglio distribuendo forze e equilibrio.
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Socrates-Zico, ricordo di un lontano Fiorentina-Udinese
Chi ha vissuto certi anni, si ricorderà che se quello italiano era il campionato più bello del mondo, non era solo un arrogante modo per elevarsi rispetto agli altri, ma …
La Fiorentina aveva Socrates, il dottore, o meglio l’anarchia al potere. Oggi non c’è più come tanti altri campioni che ci hanno lasciato solo i loro ricordi. “Vorrei morire di domenica, mentre il Corinthians diventa campione”. Socrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira è stato l’uomo più fortunato del mondo: ha avuto la fine che sognava. Se ne è andato il 4 dicembre del 2011. Una domenica. Mentre il Corinthians diventava campione pareggiando 0-0 con il Palmeiras. Tutta la squadra, a centrocampo, spese il minuto di silenzio per la sua stella d’una volta con le lacrime agli occhi e con il pugno chiuso verso il cielo, il gesto che un tempo era stato del Dottore.
Dottore era davvero, Socrates, lo aveva scritto sulla cassetta della posta anche durante il suo periodo da calciatore: pediatra. E impegno civile. Mentre il Paese faceva i conti con il governo autoritario del regime militare, Socrates sperimentava nella sua squadra il significato della parola Democrazia. Tutto veniva messo ai voti: ritiri, orari di allenamento, quali calciatori vendere o comprare. E sulle proprie maglie il Corinthians affermava con dei messaggi la necessità che quell’organizzazione micro sociale venisse estesa all’intero Paese.
Il pugno destro sollevato verso il cielo. Chiuso. Rosso. La fascia tra i capelli con un scritta che predica giustizia. La maglia della nazionale brasiliana.
Ha giocato a Firenze, rossa nel cuore, ma non fino al punto da amarlo come avrebbe meritato: il calcio italiano, in fondo, anche allora era fatto di risultati. E i suoi, senza democrazia al potere non furono esaltanti. Vai a dire ad Antognoni che deve mettere ai voti chi deve giocare.
Zico a Udine era diverso: umile e magico, tanto che la fascia di capitano se la tenne Causio.
Però è stato un onore per i tifosi sapere che quel pezzo di Brasile, con Cereo, Zico, Socrates, Edinho, Junior deliziavano le domeniche di calcio ascoltate per radio con la voce di Ciotti.
Oggi a Firenze in campo Udinese e Fiorentina: bianconeri ancora tinti di verde oro, ma è un tipo di colori solo simili a quelli del fantastico Brasile del 1982, battuto solo dall’Italia di Bearzot. La Fiorentina ha Neto, ha una ottima squadra, ma il gusto retrò di quegli anni rimane inimitabile.
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