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Silva: “Così conquisto il mondo dei diritti tv”

Parla il proprietario di Mp & Silva che opera nella distribuzione dei diritti tv

Redazione VN

Vi proponiamo una parte dell'intervista rilasciata al Corriere della Sera da Riccardo Silva, 46 anni, proprietario di MP & Silva che opera nella distribuzione dei diritti tv.

"La cosa che mi infastidisce un po’ è questa: di me si parla esclusivamente per l’acquisizione dei diritti tv esteri del campionato di serie A. Sono conosciuto nel mio Paese per questo, quando ho altri 61 diritti tv, 61 prodotti, tra cui la Premier League, la Bundesliga, la Liga spagnola, altri campionati europei, la Nfl (football, lo sport dei duri negli Usa)".

Sui tanto discussi diritti tv si sono mosse l’Antitrust e la Procura di Milano.

"Il mio gruppo non è coinvolto nell’inchiesta Antitrust, non è indagato, è al di fuori di tutto".

Verissimo, ma Infront lo è. Marco Bogarelli anche. E l’Antitrust sta lavorando sulla «torta» divisa tra Mediaset e Sky.

"Appunto, come si vede la Mp & Silva non c’entra nulla. Io ho acquisito i diritti tv della Serie A per l’estero partecipando a un’asta. L’ho vinta offrendo di più rispetto al mercato mondiale".

Quanto li ha pagati?

"186 milioni all’anno per il triennio 2015-2018. Chi è arrivato secondo (la Img) ha offerto il 25% in meno. Più trasparente di così".

Senta Silva, si parla di poteri forti, di alleanze favorevoli a certi gruppi, dell’ingerenza di Infront, l’advisor.

"Ma perché? Non è vero: se un altro gruppo avesse fatto un’offerta maggiore della mia, si sarebbe aggiudicato l’asta".

D’accordo, ma l’asse con Bogarelli?

"Ma non c’è alcun asse. Sorrido prima e mi indigno poi quando si avanzano questi sospetti. Il pacchetto per l’estero è unico, aperto a tutti, senza possibili criteri di interpretazione. Chiediamo rispetto per la realtà dei fatti e per il rischio imprenditoriale ed economico che abbiamo preso e che nessun altro al mondo ha ritenuto di affrontare su questi diritti".

Qualche anomalia ci sarà, Procura di Milano e Antitrust indagano. Come giudica il lavoro della Lega? Quello di Infront?

"Io non voglio dare voti e pagelle. Posso invece fare delle riflessioni costruttive".

Quali sarebbero?

"Ci sono Leghe che organizzano un’asta e altre invece che impostano l’acquisizione dei diritti tv su una contrattazione. E c’è chi si affida ad un advisor. Se l’advisor è impegnato anche in consulenze di marketing e di sponsorizzazione si possono creare degli squilibri. Bisognerebbe creare una regola che impedisce questi collaterali".

L’Antitrust sta lavorando sulla spartizione dei diritti tv indigeni tra Mediaset e Sky.

"Una materia che non mi riguarda".

Ma lei è un maestro in diritti tv. Avrà una opinione?

"Si potrebbero fare e proporre pacchetti più completi. A volte si ha l’impressione di comprare una Ferrari e poi accorgersi di non avere le chiavi".

Immagine efficace, la spieghi meglio.

"Si compra un pacchetto di diritti a prezzi elevatissimi, ma poi si scopre che non sono inclusi alcuni aspetti tecnici ed editoriali importanti e relativi a produzione, post produzione, archivio. Parlo un attimo da telespettatore adesso…".

Prego.

"Mi sembra ingiusto che un broadcaster debba strapagare i diritti tv del campionato e poi non sia libero di riprendere gli allenamenti, intervistare i protagonisti o trasmettere le immagini delle partite dopo sette giorni".

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