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Quando meno te l’aspetti: Italia ’90, ritrovato il tesoretto d’oro di Baggio e Schillaci

Ritrovati i 50 lingottini d’oro personalizzati, ognuno del peso di 25 grammi con un grado di purezza di 750 millesimi, con su impresso il cognome di ciascuno dei protagonisti delle "Notti Magiche"

Redazione VN

"Davvero hanno ritrovato ROMA il tesoro di Italia ’90? Che bella notizia, non ne sapevo niente", esclama al telefono Giuseppe Giannini, 55 anni, ex capitano della Roma e regista della nazionale di Azeglio Vicini, per tutti da sempre il Principe. "Quasi quasi — aggiunge subito — chiamo i miei ex compagni di squadra Schillaci, Baggio, Donadoni, Mancini, Zenga. Insieme potremmo studiare un’iniziativa, organizzare magari un’asta di beneficenza per aiutare i terremotati o le residenze per gli anziani colpiti dal Covid".

Il tesoro di Italia ’90 - scrive il Corriere della Sera - è stato ritrovato: i cinquanta lingottini d’oro personalizzati, ognuno del peso di 25 grammi con un grado di purezza di 750 millesimi, con su impresso il cognome di ciascuno dei protagonisti delle "Notti Magiche", giacevano da 30 anni in una cassetta di sicurezza della Banca di credito cooperativo dei Colli Albani. Li ha scoperti Carlo Colizza, sindaco M5S di Marino, comune dei Castelli Romani fino a ieri conosciuto soprattutto per la sagra dell’uva: "Quando li ho visti — racconta — mi sono sentito come un bimbo nella grotta dei pirati".

I 50 lingottini, uno per ogni calciatore ma anche uno per ogni singolo componente dello staff tecnico della Nazionale e della Federcalcio di allora, dovevano essere l’omaggio del Comune di Marino ai nostri azzurri per aver scelto proprio la cittadina dei Castelli Romani come luogo del ritiro dall’8 giugno all’8 luglio del 1990. Però, malgrado più volte in quei giorni il sindaco socialista dell’epoca, Giulio Santarelli, avesse invitato la Nazionale a Palazzo Colonna, i lingottini non vennero mai consegnati. Si sfiorò addirittura l’incidente diplomatico, Santarelli scrisse perfino al presidente della Repubblica di allora, Francesco Cossiga, per lamentarsi. Ma Azeglio Vicini, il ct, pretendeva massima concentrazione e gli azzurri restarono per tutto il tempo rintanati all’Hotel Helio Cabala.