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Olimpiadi, ct dell’Argentina: “Devo chiedere soldi a mia figlia, hanno toccato il fondo”

Il caso dell'Argentina alle Olimpiadi di calcio

Redazione VN

Trent'anni fa, quando diventò campione del mondo con l'Argentina anche e soprattutto grazie alle magie di Maradona, Julio Olarticoechea non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe vissuto una situazione da incubo come quella di oggi: ha preso in mano la nazionale olimpica poco prima del viaggio verso Rio, non è riuscito a ottenere la qualificazione ai quarti (eliminato dall'Honduras) e ora è stato anche subissato di critiche nel suo paese. Ma lui non ci sta.

LO SFOGO — Olarticoechea, che in Italia qualcuno ricorderà per l'assist a Caniggia nella semifinale mondiale del 1990, ha descritto così la situazione che vive, con lo stipendio che non arriva da un po': "Ieri mi ha chiamato mia moglie e mi ha detto che devo parlare con i miei dirigenti perché abbiamo bisogno di soldi. Io li sto chiedendo a mia figlia che per fortuna fa la pasticciera e guadagna bene: c'è da piangere ma è la realtà".

LA SITUAZIONE — Olarticoechea è entrato nel dettaglio: "Ascolto gente che ci critica, dicono che pensiamo solo ai soldi. Si stanno sbagliando tutti. Quando uno arriva a questo livello, i soldi non importano, conta solo la maglia e se perdi sei distrutto. Da parte mia, io guadagno poco e non piango. Il mio assistente che fa mille cose prende 18 mila pesos al mese (circa 1100 euro, n.d.r.) e sono tre mesi che non lo pagano. L'Afa (la federcalcio locale, n.d.r.) ha toccato il fondo. La nostra uscita deve far capire ai dirigenti che c'è bisogno di un lavoro serio e a lungo termine. Non vedono la realtà delle cose, devono smetterla di litigare e riflettere sul fatto che stanno facendo del male al nostro calcio".

(Gazzetta.it)