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Milan, Commisso esce allo scoperto: “Voglio chiudere l’affare, Singer sa bene chi sono”

Le parole di Rocco Commisso sulla trattativa per il Milan

Redazione VN

Per incrociare Rocco Commisso, bisogna salire fino alla 218a strada di Manhattan, allo stadio della Columbia University che porta il suo nome. Nell’ultima partita della stagione regolare prima dei playoff, i suoi New York Cosmos battono per 4-0 i rivali del Kingston. Concludono il campionato imbattuti: 10 vittorie senza neppure un pareggio. E Rocco pare un bambino al settimo cielo. Oggi partirà per la Russia per andare a seguire le semifinali e la finale del Mondiale e vorrebbe evitare la faccenda Milan, ma qualcosa si lascia sfuggire.

RINGHIO NON SI TOCCA — Per esempio, può stare tranquillo Rino Gattuso. Se Rocco s’impossesserà del Milan come sembra, Ringhio ha la panchina assicurata. Scherza: "Quel ragazzo di nome Gattuso mi piace molto. Quando giocavo su questo stesso prato per la Columbia ero come lui. Beh, sicuramente non così bravo, ma ero molto fisico e poi siamo entrambi calabresi". Concede: "Ho sentito dire che potrei essere l’unico emigrante italiano proprietario della serie A, se mai accadrà. Voglio che il calcio italiano abbia successo e non vedere la Nazionale fuori dalla Coppa del Mondo". Poi frena: "Devo stare attento a quello che dico, perché la maggior parte di questa negoziazione è privata". Aggiunge: "Io voglio chiudere questo affare, ma non ci siamo ancora. Eravamo vicinissimi a firmare un precontratto. Sono fiducioso? Non controllo il risultato".

NIENTE PROMESSE — Però ammette: "Posso dire che fra tutte le parti che sono state menzionate (Ricketts, Ross, russo e asiatico misteriosi, ndr), sono l’unico italiano, l’unico emigrante, ho i soldi, ho giocato a calcio, conosco bene lo sport, sono stato uno juventino, ma la Juve va molto bene e non ha certo bisogno di me", dice pensando di trovarsi molto avanti. Aggiunge: "Sarebbe bello, come ho fatto qui alla Columbia University, poter dare un bel contributo al movimento: portare la mia esperienza da businessman americano. Come tutti ormai sanno, ho iniziato dal nulla, ho studiato con profitto e ho creato una grossa azienda". Le cose sono diventate più complicare dopo che Mr. Li non ha restituito i 32 milioni a Elliott? "Probabilmente sì. Non sappiamo quale strada verrà percorsa da Mr. Li con Mr. Singer (proprietario del fondo Elliott), difficile prevedere come si concluderà questa vicenda. Fino a quando qualcuno non mi dirà qualcosa di diverso, penso che il Milan sia ancora in mano a Mr. Li. Probabilmente dovrà affidarsi a un tribunale. Ma finora il proprietario è lui. Se tratterò con lui? Non lo so. Dobbiamo prima capire chi è che tratta per lui". Conosce personalmente Paul Singer? Strizza l’occhio: "No, ma lo conoscono i miei advisor (Goldman Sachs) e lui (Singer) sa bene chi sono. Però non faccio promesse. Mai fatta una promessa che non posso mantenere".

BUONI PROPOSITI — E già si lascia trasportare dall’euforia: "Prima cosa che farei come proprietario del Milan? Dovrò metterci tanto impegno: non mi presenterò in Italia pensando di sapere già tutto o più degli altri che sono lì da tanto tempo. Dovrò studiare, ma sono uno che impara in fretta". Rocco non dice una parola di più. Ma sembra che sia balzato di nuovo prepotentemente in testa al gruppetto degli "astanti". Vicinissimo (stavolta davvero) a chiudere con Li, se il cinese rimarrà ancora in sella; e in buona posizione pure con Elliott, se il fondo americano dovesse rilevare la società. Più che possibile che entro la fine di questa settimana la faccenda si chiuda.

(Gazzetta.it)

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