Un marziano che fosse piombato stamane all'Hilton di Fiumicino e avesse ascoltato il discorso di commiato di Giancarlo Abete dalla presidenza Figc, avrebbe pensato che, a parlare, fosse Wofgang Niersbach, presidente della Federcalcio tedesca campione del mondo 2014, dopo essere stata terza nel 2006 e terza nel 2010; vicecampione d'Europa 2008 e terza pari merito con il Portogallo nell'Europeo 2012; campione d'Europa Under 17 nel 2009, Under 19 nel 2008 e nel 2014, Under 21 nel 2009.
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Jacobelli “Il marziano Abete: 7 anni disastrosi”
Un marziano che fosse piombato stamane all’Hilton di Fiumicino e avesse ascoltato il discorso di commiato di Giancarlo Abete dalla presidenza Figc, avrebbe pensato che, a parlare, fosse Wofgang Niersbach, …
Purtroppo, il signore che ha concionato i delegati chiamati a votare per il suo successore era proprio Giancarlo Abete.
Ascoltando le sue parole, gonfie di orgoglio, di vetri puliti in Via Allegri e di rivendicazione di risultati che non ci sono, eppure calorosamente applaudite dagli astanti, il marziano poteva supporre che, a lasciare la scena, fosse uno dei più grandi dirigenti nella storia ultracentenaria della federazione 4 volte campione del mondo, 1 volta campione europea e olimpica.
Poi, il marziano ha analizzato i fatti, poiché i fatti schiacciano le parole e ha ricavato una conclusione: che il marziano fosse Abete.
Nei sette anni di presidenza Abete (e sorvoliamo sui dieci anni trascorsi come vice di Franco Carraro, costretto a dimettersi nel 2006 dopo lo scoppio di Calciopoli eppure ancora garrulo e frizzante stamane per appoggiare pubblicamente Tavecchio), la Nazionale è rotolata alla posizione n.14 della classifica Fifa; è stata ignominiosamente buttata fuori al termine del girone della fase finale del mondiale 2010 e del mondiale 2014 dopo che, nel 2012, era arrivata seconda agli Europei, così come l'Under 21 è giunta seconda agli Europei 2013. Ma è dal 2004 che non conquista il titolo continentale e, dal 2011 a oggi, ha visto la miseria di quattro giocatori approdare nella rappresentativa maggiore. Rispetto alla nazionale italiana finalista all'Europeo Under 19 nel 2008 soltanto 3 degli 11 giocatori in campo sono diventati titolari in serie A.
Negli ultimi sei dei sette anni di presidenza Abete, 6 milioni di spettatori sono andati in fuga dagli stadi italiani. L'ha certificato la stessa Federazione nel rapporto pubblicato l'aprile scorso. Certamente, l'esodo biblico deve essere ascritto prima di tutto all'insuperabile Lega di serie A che l'asse Galliani-Lotito regge e governa con risultati così brillanti che il primo campionato italiano è diventato il quinto d'Europa quanto a spettatori e giro d'affari; nel ranking Uefa, l'Italia è stata scavalcata anche dal Portogallo e ora è quinta; l'ultimo club tricolore a conquistare un trofeo continentale è stata l'Inter nel 2010. Tanto, l'importante è spartirsi i diritti tv e sperare che Murdoch, Rai e Mediaset caccino sempre 1 miliardo di euro all'anno e facciano i salti mortali per non mostrare il deserto negli stadi, come l'Olimpico che i tifosi laziali disertano in segno di protesta contro la gestione Lotito.
Una federazione forte, con una giustizia sportiva funzionante, una campagna risoluta ed efficace contro il razzismo e contro la violenza negli stadi, avrebbe fatto da contraltare all'ignavia della confindustria del pallone. Per non parlare della questione stadi, sempre più obsoleti, fatiscenti e malfrequentati, oltre che sempre meno frequentati.
Durante i sette anni di presidenza Abete, il calcio italiano è stato infestato dallo scandalo scommesse, un verminaio scoperchiato dalla giustizia ordinaria che la giustizia sportiva ha successivamente trasformato in Assolvopoli, a giudicare dal numero impressionante di verdetti ribaltati nel secondo e nel terzo grado di giudizio. Tanto che il Coni ha dovuto riformare la stessa giustizia sportiva.
Durante i sette anni di presidenza Abete, l'Italia ha perso la corsa all'organizzazione degli Europei 2012, assegnati a Polonia e Ucraina e 2016, assegnati alla Francia.
Durante i sette anni di presidenza Abete, la Federazione Italiana Giuoco Calcio ha subito senza colpo ferire il cambiamento in corsa delle regole del sorteggio della fase finale del mondiale 2014. E' accaduto nel dicembre scorso in Brasile. Un cambiamento che ha pesantemente danneggiato gli azzurri, sbattendoli nel girone più difficile della fase finale, anche se, a giudicare dalla compagnia di gitanti in scena contro la Costa Rica e l'Uruguay, il disastro non sarebbe stato comunque evitato.
Durante i sette anni di presidenza Abete, la federazione ha stangato i settori giovanili, decidendo nell'estate 2013 questa serie di aumenti delle tasse d'iscrizione ai campionati: piccoli amici (5-8 anni), tassa da 3 a 10,60 euro (+253%); pulcini ed esordienti (9-12 anni), da 9.50 a 19,31 euro (+103%); giovanissimi e allievi (13-15 anni) da 15,50 euro a 19,31 euro (+244,6%).
Durante i sette anni di presidenza Abete, il numero dei giocatori stranieri impiegati nel campionato di serie A ha superato quello dei giocatori italiani, coem ha denunciato l'allora ct azzurro Cesare Prandelli il 3 marzo scorso, due giorni prima dell'amichevole persa a Madrid contro la Spagna.
Durante i sette anni di presidenza Abete, la serie A è diventata uno dei campionati con le norme più restrittive per il tesseramento degli extracomunitari, quelli che, secondo Tavecchio, "mangiavano le banane prima di venire in Italia" (Roma, 25 luglio). Eppure, 10 squadre su 20, ha certificato un'approfondita inchiesta della Gazzetta dello Sport, hanno registrato più minuti di gioco dei tesserati stranieri rispetto agli italiani.
Durante i sette anni di presidenza Abete, il razzismo, l'inciviltà e la violenza nel calcio italiano si sono moltiplicati a tal punto che il 25 giugno scorso, dopo 53 giorni di agonia, si è spento Ciro Esposito, 27 anni, di Napoli, ferito a colpi di pistola la sera del 3 maggio scorso, mentre andava all'Olimpico per assistere alla finale di Coppa Italia. Ai funerali di Ciro, celebrati a Napoli alla presenza di oltre 10 mila persone, c'era il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Abete non c'era.
XAVIER JACOBELLI (calciomercato.com)
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