“Se fosse vero che l’utilizzo dell’uso del marchio del calcio per le scommesse non é legittimo ce n’é per tutti”. Il presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio, a margine dell’Assemblea della Lega Dilettanti che ieri ha eletto alla presidenza Felice Belloli, sembra voler “puntare” sulle scommesse sportive per ridare ossigeno alle casse del sistema calcistico che dovrà fare i conti con la riduzione di 22,5 milioni dei contibuti del Coni. Il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, ha annunciato di voler ricorrere ai giuristi per valutare la legittimità o meno dell’uso del marchio del calcio per le scommesse. “Io sono presidente federale – ha detto Tavecchio – Non sono in grado di dire se l’utilizzo dei marchi sia legittimo o illegittimo, ma se é possibile, può essere la chiave di volta del discorso. Dobbiamo capire quale sarà la mutualità dopo gli ultimi fatti. Le leghe sono agli sgoccioli e la federazione dovrà fare anche da stanza di compensazione per arrivare ad erogare dei fondi prima che a nostra volta li incassiamo”. Sull’incontro con Malagò Tavecchio ha preciasto che “c’é un 10% tenuto da parte per riequilibrare gli errori del computer, vogliamo sapere se c’é o non c’é. Io esco e vado a dire in consiglio federale, questa é la proposta. Poi decidiamo cosa dobbiamo fare da grandi”.
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Il giro delle scommesse sul circuito delle agenzie che operano sotto con la licenza dei Monopoli di Stato è di circa 4 miliardi di euro all’anno. Una somma analoga, si stima, viene giocata sul circuito parallelo dei Ctd (centro trasmissione dati), vale a dire in quelle migliaia di agenzie aperte nelle città italiane ma che fanno riferimento a operatori che hanno sede in ambito Ue senza aver ottenuto una “licenza” dai Monopoli di Stato (e sulla legittimità delle quali è in corso da anni un contenzioso giudiziario/amministrativo). In ogni caso, si tratta di un guiro d’affari annuale intorno agli 8 miliardi di euro. Se fosse riconosciuto ai club di calcio (ai quali afferiscono oltre il 90% delle puntate) un contributo “minimo” dell’1% su queste somme – per esempio attraverso la concessione dell’uso dei marchi dei club che formano il “palinsesto” settimanale delle scommesse – il sistema potrebbe beneficiare di entrate extra per 80 milioni di euro che “compenserebbero” di gran lunga il taglio dei contributi Coni.
Il modello potrebbe essere quello già sperimentato in Francia, paese nel quale – secondo uno studio Agipronews – una quota tra l’1% e il 2% del volume di gioco delle scommesse viene destinato dai bookmaker agli organizzatori degli eventi sportivi che, però, li utilizzano per prevenire e combattere i tentativi di frode. In Inghilterra il prelievo c’è e anche ricco: il 10,75% dei profitti che però viene interamente destinato al mondo ippico, paragonabile per importanza e tradizione a quello del calcio. Attenzione però, perchè in Inghilterra più volte gli organizzatori della Premier League hanno provato a monetizzare il calendario delle partite, spostando lo scontro nei tribunali e uscendone regolarmente con le ossa rotte. E in Germania? Il 5% della raccolta è destinato genericamente allo sport. Applicando il modello francese e a fronte di una raccolta “ufficiale” pari a 3,8 miliardi nel 2013, il prelievo a favore del calcio si attesterebbe tra 35 e 70 milioni, considerando che il pallone vale l’85% della raccolta complessiva, con il restante 15% inquadrato negli altri sport. Se, invece, si considerasse quanto raccolto dalla Serie A (nel 2012), circa 800 milioni, la quota destinata al pallone sul modello francese sarebbe tra 8 e 16 milioni.
Intanto nell’incontro di ieri tra Coni e Figc, come presisa una nota del Comitato olimico “é stata individuata una soluzione di massima che potrebbe salvaguardare le reciproche esigenze di budget. Tale soluzione sarà portata all’attenzione della prossima Giunta nazionale del Coni in programma il 18 novembre a Roma e successivamente al Consiglio federale della Figc del 20 novembre”.
Calcio & business di Marco Bellinazzo
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