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Diritti tv estero Serie A, ecco il vero salto di qualità

Dalla vendita all'estero la vera differenza di introiti

Redazione VN

La prossima volta che le società di serie A si incontreranno in Lega sarà venerdì 26 febbraio, ma visto il risultato delle ultime assemblee il rischio fumata nera resta altissimo. Sul piatto la ripartizione degli introiti di questa stagione derivanti dai diritti televisivi, un argomento che ha spaccato la in due la Lega: da una parte le 13/14 medio-piccole, dall’altra le 6/7 grandi (la Lazio ondeggia di qua e di la e nell’ultima occasione si è astenuta).

A fare il punto della situazione oggi è il Corriere della sera che evidenzia i nuovi equilibri e i principali punti di discussione. Il tempo che resta per trovare una soluzione (servono 15 voti su 20) non è moltissimo e l’accordo ponte che avrebbe validità solo per questa stagione dovrà essere trovato. «I prossimi mesi saranno molto importanti in Lega» annunciò a inizio gennaio al Corriere Fiorentino il presidente viola Mario Cognigni, riferendosi a quel tentativo di cambiamento in Lega di cui si parla invano da tempo ma che stavolta potrebbe davvero essere non impossibile.

«È ora di cambiare le leggi che governano questo sistema. Dobbiamo batterci per recuperare il tempo perduto. Con chi fare la rivoluzione? Andrea Agnelli è preparato e ha tutto l’interesse a migliorare le sorti del calcio. Con Diego e Andrea Della Valle c’è molta sintonia», gli ha fatto eco Aurelio De Laurentiis lo scorso 12 febbraio.

Parole che ricordano come gli equilibri nel calcio stiano cambiando negli ultimi anni. Lo dice la classifica con Juventus, Napoli, Fiorentina e Roma a contendersi anche in questa stagione i posti che contano, lo dicono le partecipazioni alle coppe europee negli ultimi anni dove tra finale Champions (i bianconeri), semifinale e finale di Europa League (i viola e i partenopei), appare sempre più evidente quale sia l’attuale geografia del calcio italiano.

Solo che alle prestazioni sul campo non corrispondono al momento introiti in proporzione, così come l’equilibrio di una serie A che si sta dimostrando in grande crescita non equivale a un incremento nella vendita dei diritti tv all’estero.

Per capire di cosa stiamo parlando basta pensare che la Premier incassa (fonte Sole 24 ore) 744 milioni di sterline l’anno, circa un miliardo di euro per la cessione dei diritti Oltremanica (ma la cifra è destinata ad aumentare) contro i 180 milioni di euro della serie A. Un abisso che rischia di rendere incolmabile il divario nei prossimi anni.

Per questo, una volta trovato l’accordo per la stagione in corso, la serie A tornerà a discutere di nuovo e questa volta il fronte Juventus, Napoli, Fiorentina e Roma potrebbe essere in grado di guidare la Lega verso un cambio radicale della governance (magari esterna in modo da evitare i soliti conflitti d’interesse) e verso quella rivisitazione dei parametri della Legge Melandri su cui si basa la suddivisione degli introiti televisivi.

In particolare è la voce relativa ai risultati sportivi che secondo il blocco degli «innovatori» andrebbe rivisto, aumentandone la percentuale e quindi l’incisività del campo nella crescita di un club.

La Fiorentina in questo senso con i suoi 42 milioni di euro di introiti è in prima linea, consapevole che solo portando anche nella Lega quei parametri che la Uefa ha già stabilito da tempo (il ranking viene aggiornato in base alle prestazioni sportive) tutto il sistema calcio italiano avrebbe l’opportunità di distribuire in modo più equo le risorse aumentando così la propria competitività.

I prossimi mesi potrebbero dunque segnare quella svolta che già nel 2011 Diego Della Valle auspicava dalla sede Tod’s di Milano (ricordate la «Consob del calcio»?). Un’altra partita da vincere, oltre a quelle di Sousa.

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