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Con il decreto stadi nasce la “tassa sulla sicurezza”

Il Governo va avanti sulla “tassa per la sicurezza” negli stadi a carico delle società, nonostante le proteste delle istituzioni calcistiche che chiedono l’apertura di un tavolo di confronto. Oggi …

Redazione VN

Il Governo va avanti sulla “tassa per la sicurezza” negli stadi a carico delle società, nonostante le proteste delle istituzioni calcistiche che chiedono l’apertura di un tavolo di confronto. Oggi l’Aula della Camera è chiamata a dare il via libera alla conversione del decreto legge anti-violenza (Dl n. 119/14), approvato ad agosto, su cui è stata posta la questione di fiducia. Il testo su cui l’assemblea di Montecitorio si pronuncerà è quello varato dalle commissioni che contiene, appunto, un emendamento fatto approvare su iniziativa, tra gli altri, di Emanuele Fiano (dal 2009 Presidente del Forum Sicurezza del Pd) che impone ai club il versamento di una quota tra l’1 e il 3% dei ricavi del botteghino per coprire il costo degli straordinari per le Forze dell’Ordine schierate in occasione degli eventi sportivi. L’imprimatur sul provvedimento è arrivato, peraltro, dallo stesso premier Matteo Renzi che via twitter ha ribadito: «Gli straordinari delle forze dell’ordine impegnate negli stadi devono essere pagati dalle società di calcio, non dai cittadini».

Il possibile prelievo. La percentuale del prelievo sarà fissata da un decreto del Consiglio dei ministri. Si potrebbe trattare di una somma che, a seconda dell’aliquota, va da 2,2 a 6,6 milioni, considerato che gli incassi stagionali dell’intero calcio professionistico (serie A, B e Lega Pro) legati al botteghino sono di circa 220 milioni. Non è passato l’emendamento che voleva ancorare la quota al fatturato complessivo dei club. Questa somma che dovrebbe servire a pagare gli straordinari delle Forze dell’Ordine utilizzate per garantire la sicurezza per i match appare inadeguata visto che si parla di un fabbisogno di 25 milioni. In effetti, l’ambito di applicazione della norma non è del tutto chiaro. La formulazione dell’emendamento in realtà fa riferimento sia agli «eventi sportivi» in quanto tali, quindi in teoria anche ai Mondiali di Volley in corso di svolgimento tra Roma e Milano, che alle «società professionistiche», categoria che include club di calcio, basket e ciclismo.

I costi sostenuti dai club. Inoltre, occorre considerare che da alcune stagioni i club già si fanno carico delle spese per la sicurezza all’interno degli impianti attraverso gli steward (mentre alla Polizia è affidato il controllo esterno che, salvo casi eccezionali, viene svolto nelle ordinarie ore di servizio). Ora, in Serie A ne vengono arruolati 400 in media a partita, vale a dire circa 160mila per i 380 match della stagione. Mediamente gli addetti alla sicurezza ricevono un assegno di 70/80 euro a gara per un costo totale annuo, dunque, che varia tra i 12 e i 15 milioni.

In vista del passaggio al Senato del decreto che deve essere trasformato in legge entro il 21 ottobre, la Figc e le Leghe professionistiche, che già versano all’Erario oltre 800 milioni all’anno tra ritenute, Ires, Irap e Iva, si stanno perciò mobilitando. I club, del resto, hanno già affrontato in questi anni i costi per implementare le prescrizioni del decreto Pisanu (videosorveglianza, tornelli, eccetera) e hanno sottoscritto in primavera il Documento della Task Force del Viminale che impone, tra l’altro, la riqualificazione degli impianti (nel 95% di proprietà pubblica), l’abbattimento delle barriere e la maggiore formazione degli steward, accollandosi i relativi oneri.

La legge Melandri. Nella Legge Melandri gli articolo 22 e 23 prevedono che una quota del 4% degli introiti televisivi (poco meno di 40 milioni annui) possa essere destinata dalla Fondazione sulla mutualità “al sostegno degli investimenti per la sicurezza, anche infrastrutturale”. Diversi club di Serie B e Lega Pro si sono mossi in questa direzione. “Pagare gli straordinari alle forze dell’ordine? I club non hanno i mezzi per farlo – ha sottolineato Mario Macalli, presidente della Lega Pro e vicepresidente della Figc -. Se si tolgono altre risorse a un mondo che ne ha bisogno non si va da nessuna parte. In vita mia non ho mai fatto uno sciopero, ma se non dovesse esserci un confronto i club sono pronti a seguire altre strade…”.

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