Un'altra Procura mette alle strette il mondo del calcio, ma questa volta non si tratta di scommesse. A Piacenza i magistrati hanno aperto un'inchiesta ipotizzando una serie di evasioni fiscali dopo le indagini svolte dalla Finanza sulle macerie che hanno portato al fallimento della squadra locale (Lega Pro). Al momento sono 22 gli indagati: Maurizio Riccardi, legale rappresentante del club emiliano, più 21 tra i procuratori sportivi più in vista del panorama italiano (da Pasqualin a Martina, da Damiani ad Alessandro Moggi, da Roggi junior a Tinti, da A. Pastorello a Bonetto padre e figlio). Le cifre in questione sono modeste (circa 165 mila euro per 4 stagioni), ma è lo schema per aggirare il fisco che interessa il pm Antonio Colonna: l'ipotesi, infatti, è che il sistema sia utilizzato a fotocopia nella varie intermediazioni tra società e giocatori. Trasferimenti e rinnovi di contratto in tutte le serie professionistiche: se fosse così, allora il danno per l'erario sarebbe nell'ordine di svariati milioni di euro. Ecco perché da novembre l'indagine sta andando avanti spedita (anche ascoltando i giocatori) e potrebbe portare la Finanza a spulciare tutti i bilanci delle 119 società di A, B e Lega Pro a caccia di reati e multe da staccare. Insomma, un guaio mica da ridere per una calcio già disastrato. Ma cerchiamo di capire su quali basi si muovono le accuse degli inquirenti.
altre news
Calcio, altra inchiesta: truffa al fisco
Un’altra Procura mette alle strette il mondo del calcio, ma questa volta non si tratta di scommesse. A Piacenza i magistrati hanno aperto un’inchiesta ipotizzando una serie di evasioni fiscali …
Le indagini
Tutto nasce da una accertamento della Polizia Tributaria. Dall'esame dei documenti contabili del Piacenza è balzata agli occhi un'anomalia. Questa: negli ultimi anni la società biancorossa ha messo a bilancio tutti i costi sostenuti dalle prestazioni professionali dei procuratori inserendole alla voce «diritti pluriennali dei calciatori». Stessa cosa avviene quando le parti si rivedono per un rinnovo del contratto. I «benefici» sono presto individuati dagli inquirenti: i costi dei procuratori hanno impattato nel bilancio grazie all'ammortamento del diritto pluriennale. Non solo, il Piacenza ne ha tratto un altro beneficio, scaricando l'Iva delle fatture. La materia è ostica, ma leggendo le carte della Procura si può semplificare e cercare di fare una sintesi. In altre parole quello messo in piedi, per l'accusa, è un sistema fittizio attraverso il quale le prestazione dovute dai procuratori sono assorbite dalla società di calcio per ottenere vantaggi fiscali ed eludere il fisco in concorso con gli agenti. Lo schema diventa diabolico e perfezionato con alcuni accorgimenti: molte volte il club conferisce un mandato al procuratore del calciatore come se agisse per suo conto e non per quello del suo vero cliente (il giocatore). L'attività investigativa ha messo in evidenza che questi incarichi spesso sono stati firmati nello stesso giorno o addirittura in date «incongrue», rendendo chiaro che si tratta di un espediente per aggirare il fisco. In sostanza le contestazioni mosse dalla Procura emiliane sono: le fatture emesse dagli agenti, anche tramite società a loro riconducibili, fanno riferimento a servizi inesistenti che avrebbero fornito al Piacenza che a sua volta ha potuto scaricare un costo attraverso rimborsi indebiti su Irap e Iva.
Conclusioni
Che la pratica sia in uso nel calcio italiano non è solo un'ipotesi, ma un dato di fatto. Da tempo tra Federcalcio, società e procuratori ci sono delle frizioni dovute anche a queste tematiche. Adesso con la magistratura in campo, c'è poco da scherzare. Sono in ballo svariati milioni di euro nei bilanci e soprattutto è impensabile pensare a un ritorno al passato, quando i contratti erano un affare riservato solo a calciatori e club. Ecco perché la Figc stava da tempo pensando a una transazione (la spieghiamo nei dettagli nel pezzo in basso) con il Fisco. C'è da capire se l'arrivo della magistratura possa complicare i piani soprattutto per le responsabilità penali.
La Gazzetta dello Sport
© RIPRODUZIONE RISERVATA