Certe giornate non si dimenticano. Certi avversari non si dimenticano. Certe partite le vorremmo dimenticare, giocatori e tifosi, ma non ci si riesce. Come quella del 12 dicembre 2004. Si gioca a San Siro, si gioca a calcio e non a tennis (nonostante il 6-0 finale...) si gioca Milan-Fiorentina. Ma tutto sembra meno che una partita di pallone. Protagonista la paura, il terrore per affrontare una squadra (il Milan), un avversario (il brasiliano Kakà), la consapevolezza di essere inferiore, di non avere personalità sufficiente per reggere l'urto. Anche per questo Sergio Buso escogitò una sorta di "gabbia" per contrastare Ricardo Izecson dos Santos Leite, in arte... "Kakà". Riccardino era nel fulgore della sua carriera, e sulle sue tracce fu inviato Luigi Piangerelli da Porto Recanati: obiettivo? Fermarne le scorribande, chiudere gli spazi e ripartire, limitare il passivo. Tutto inutile: Seedorf, autorete di Chiellini, Schevchenko, Crespo, ancora Schevchenko e ancora Seedorf. Milan-Fiorentina finisce 6-0 (infortunio di Lupatelli compreso) per i rossoneri e qualcuno ironizzò... "Abbiamo giocato a tennis". Per fortuna la Fiorentina seppe riprendersi pur tra mille sofferenze, anche se la salvezza arrivò solo all'ultima giornata...
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BV 2004: Una “gabbia” con la porta aperta
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Stefano Borgi - MuseoFiorentina.it
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