«Qualunque sarà il mio futuro, Modena resterà per sempre nel mio cuore», così Babacar, ospite di Barba e Capelli e dell'emittente locale Trc assieme ai giornalisti della Gazzetta e del Carlino, ha parlato del club canarino e del futuro. Tanti i temi toccati: «Crediamo fermamente ai playoff. Il gruppo è la forza di questa squadra, composta da giovani talentuosi e vogliosi di imporsi nel grande calcio. I più anziani non sono da meno, per questo vogliamo ottenere il massimo dalle prossime 7 partite, senza porci limiti. Se il campionato iniziasse oggi sono certo che otterremmo la serie A diretta».
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IL SOGNO SERIE A «Non so dove giocherò nella prossima stagione, quello che è certo è che il sogno sarebbe ottenere la promozione con il Modena e giocare qui in serie A. La Fiorentina? A Firenze ci sono tanti attaccanti bravi e io non dimentico una città che mi ha fatto crescere e segnare tanti gol come Modena, quindi il massimo sarebbe giocare qui. Oggi posso dire di essere diventato il calciatore che volevo essere. Fondamentale è il lavoro di Novellino, che anche dopo una bella partita mi tiene sempre sulle corde. Lui e Prandelli (mister di Babacar nella Fiorentina, ndr) sono allenatori diversi, ma che curano molto il rapporto personale con i giocatori e li ritengo i migliori avuti in carriera».
L'ITALIA E LA FAMIGLIA «Sono arrivato a 14 anni: ho fatto diversi provini, tra cui due con l'Inter. Segnai 8 gol in 2 partite, ma venni scartato. Rimasi abbastanza stupito, così mi aggregai al Pescara di Verratti. Da lì sono passato al Genoa, poi alla Fiorentina. Anni difficili, perché allontanarsi dalla famiglia e ambientarsi in un Paese nuovo non è semplice. Specialmente per un ragazzo come me, legatissimo ai miei genitori e ai miei fratelli: mia madre mi chiama ancora per sapere cosa mangio, mentre mio padre mi è stato sempre vicino nelle scelte importanti. Come in estate, quando abbiamo trascorso giornate intere a discutere sulla scelta di Modena: sentivo che questo era il posto giusto per me».
«ARDEMAGNI CHI?» «Cannella mi ha convinto: sentivo la sua fiducia, la stessa che mi ha trasmesso Novellino fin dal primo giorno. L'eredità di Ardemagni? Sinceramente non sapevo neanche chi fosse. Io volevo solo dimostrare il mio valore dopo l'anno di Padova che era stato un inferno a causa dell'infortunio che mi aveva tenuto fuori per sei mesi. Ora voglio vincere la classifica capocannonieri: prima pensavo a raggiungere quota 15, ora voglio di più. Il gol più bello? Il secondo al Padova».
LA SPAGNA E MESSI Anche sei mesi al Racing di Santander per Babacar: «La Liga mi ha permesso di misurarmi con Barcellona e Real Madrid. Giocare contro i blaugrana è stata una tortura: anche noi attaccanti dovevamo solo pensare a difendere, non c'erano alternative. L'allenatore mi diceva "Marca quello!", ma quando ne marcavi uno, ne spuntavano altri due e la palla non la vedevi mai. Il migliore? Messi, senza dubbio».
LADRI DI BICICLETTE «La Camaro l'ho spedita in Senegal. Negli interni ho fatto ricamare i nomi di mia madre e della mia sorellina, ma non ho ancora la patente italiana. Preferisco usare la bicicletta, ma ora sono senza perché me l'hanno rubata al Braglia: tenetevela, ne comprerò un'altra».
PING PONG E BALOTELLI «Ci conosciamo dai tempi delle giovanili, ci siamo incontrati tante volte e abbiamo gli stessi procuratori. E' venuto a salutarmi e appena ha visto il ping pong a casa mia ha voluto giocare: abbiamo messo il tavolo fuori e tanti bambini sono accorsi a vederci giocare. Ha vinto Mario 21-11, mi è toccato pagargli la cena».
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