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Renato: “Ho lasciato la Maratona perché…”. Storia di uno dei tanti abbonamenti non rinnovati

«Mi ero stancato di fare gli abbonamenti e dover saltare le partite perché le tv impongono degli orari assurdi. Rimpiango i tempi di Cecchi Gori, non lui. I fratelli Della Valle per anni hanno fatto delle buone cose, poi mi sembra che si siano...

Redazione VN

Il Franchi si riempie a fatica, Firenze è divisa dalle polemiche e la squadra cerca di imboccare la strada giusta in un campionato iniziato in salita. "AléFiorentina.it" ne ha parlato con Renato, grande tifoso viola e per anni abbonato in Maratona.

Renato, per quanto tempo ha seguito la Fiorentina dal vivo in modo assiduo?

«Ho avuto l'abbonamento in Maratona fino a poco tempo fa, poi dopo l'ultima stagione di Montella a Firenze ho deciso di non rinnovare. Dopo 23 anni è stato un po' uno shock all'inizio, è stato difficile perdere l'abitudine del rito domenicale».

Per quali motivi ha deciso di non rinnovare?

«E' stato un insieme di cose. Mi ero stancato di fare gli abbonamenti e dover saltare le partite perché le televisioni impongono degli orari assurdi. Non si rendono conto che le persone lavorano e che il lunedì magari non possono andare allo stadio? Ma questo è stato soltanto uno dei motivi, alla base c'è il fatto che il calcio è cambiato. E' cambiato in peggio, secondo me. In questo calcio in cui vincono sempre le stesse squadre, più che in passato, in cui gli episodi arbitrali sono sempre a favore di alcune, in cui contano sempre più i soldi e sempre meno i valori, non mi ci ritrovavo più. Almeno in passato potevamo aggrapparci all'idea che ci fosse un Giancarlo, un Batistuta, insomma un uomo simbolo da idolatrare. Ma oggi non è più così. Anni di freddo, pioggia, nevischio, malanni e poi un giorno arrivi ad una età e dici "ma chi me lo fa fare?"».

In questo ragionamento, quindi, c'entrano anche la società e la squadra...

«Certamente! E' cambiato il calcio e sono cambiate le proprietà. Ricordo con i brividi sulla schiena i tempi del Franchi gremito, di Vittorio Cecchi Gori sulla balaustra, di una Fiorentina che andava in Europa a zittire il Camp Nou... Sono soltanto ricordi però. Paradossalmente quello sembra un calcio a colori e quello di oggi in bianco e nero».

Quindi è uno di quei tifosi che rimpiange Cecchi Gori?

«Rimpiango i tempi di Cecchi Gori, non lui. I fratelli Della Valle per anni hanno fatto delle buone cose, poi mi sembra che si siano stancati... proprio come me. Li capisco, all'inizio hanno speso e creduto di poter cambiare il sistema, hanno creduto di poter vincere qualcosa, poi si sono accorti che era una illusione. Nelle migliori delle ipotesi una squadra come la Fiorentina può puntare alla Coppa Italia e ad entrare in Europa League. Il resto sono sogni».

Cosa ne pensa dell'atmosfera che c'è in città?

«Firenze è diventata una polveriera ormai, c'è molta intransigenza e poca voglia di ascoltare le ragioni dell'altro. A memoria non ricordo un ambiente viola così diviso e conflittuale. Per i motivi detti sopra, comunque, non capisco tutti quei tifosi che chiedono la cessione della società: cosa pensate che cambi se arriva un imprenditore abruzzese invece che marchigiano? Per non parlare di quelli stranieri, vedi il Milan. Se volete vedere i trofei dovete tifare altre squadre, questo ormai mi pare evidente. La Fiorentina si ama per altri motivi, non certo per le vittorie. Il problema è che oggi c'è più voglia di fare polemica che tifare la propria squadra. E in questo i media locali non aiutano».

Qual è la sua ricetta per cambiare le cose?

«Non ho una ricetta, purtroppo. Nessuno ce l'ha, a quanto sembra. Il calcio italiano è malato dalle fondamenta, e ne abbiamo avuto una riprova anche ieri sera con la Nazionale, e all'interno di questo sistema la Fiorentina ha le sue malattie croniche. Noi tifosi viola siamo destinati ad una vita sportiva di sofferenza, è sempre stato così e lo sarà sempre di più purtroppo. L'unica cosa da fare è cercare di amare la Fiorentina e aiutare chi la gestisce a fare meglio. Altro non possiamo fare».