Serie A, bilanci in rosso. Ma i conti viola sono in miglioramento: +37,1 dalle cessioni

Dipendiamo troppo dai proventi tv e cresciamo poco negli altri settori, sistemiamo apparentemente i conti con le plusvalenze, non tutte cristalline, continuiamo a ingrossare le tasche dei calciatori (e dei loro agenti), ci indebitiamo sempre di più soprattutto con le banche, il fisco e i fornitori, in alcuni casi ci indebitiamo ancora prima di diventare proprietari. Insomma, la Serie A certo non gode di ottima salute. A certificarlo è l'inchiesta annuale de La Gazzetta dello Sport sui bilanci dei club che compongono la nostra massima divisione.

Gli esempi positivi, comunque, non mancano. I conti in regola di chi occupa le prime due posizioni della classifica sul campo dimostrano che si possono combinare efficienza e risultati, ma nella fascia alta la coperta è troppo corta, se si considerano le difficoltà della Roma e delle milanesi. Tra le medio-piccole la valorizzazione dei propri talenti è ancor di più un mantra: c'è chi è abilissimo come Atalanta e Sampdoria. La differenza, in termini di virtuosismi, la fa la gestione caratteristica, escluso il mercato: le conduzioni più equilibrate sono quelle di Torino, Cagliari e Crotone, non a caso le uniche società di Serie A - assieme al Napoli - a non fare ricorso al credito bancario. Mosche bianche.

Per quanto riguarda la Fiorentina, invece, la razionalizzazione dei costi e lo sviluppo commerciale sono le direttrici in cui si sta muovendo l'azienda viola. I conti sono in miglioramento, anche se i Della Valle hanno continuato a supportare il club (20 milioni i prestiti al 30 giugno 2017). Non si può fare a meno del trading. Il bilancio al 31 dicembre 2016 si è chiuso in equilibrio (-1,6 milioni) grazie ai 28 milioni di plusvalenze nette. Il 2017 presenta addirittura un utile di 37,1 milioni: le cessioni della scorsa estate (da Bernardeschi a Vecino) ne hanno portati 97. Sotto controllo l'indebitamento. Solo 3,5 milioni dalle banche al 30 giugno 2017.

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