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L’opinione: “Se le pianticelle diventano assegni”

L'analisi di Ernesto Poesio sul Corriere Fiorentino di questa mattina

Redazione VN

Sul Corriere Fiorentino di questa mattina troviamo il saluto a Babacar, ceduto nella giornata di ieri al Sassuolo (IL COMUNICATO). Ecco l'opinione a firma Ernesto Poesio:

"C’è una pianticella in meno nel terreno, che appare sempre più arido, della Fiorentina. Babacar al Sassuolo è un po’ come veder tagliare l’albero da frutto che ci hai messo dieci anni a far crescere per gustarne i frutti.

Le logiche spietate e, quasi ricattatorie del mercato hanno vinto ancora una volta. Il contratto in scadenza nel 2019, la presenza di Raiola, le prestazioni altalenanti hanno velocemente trasformato Babacar in una cessione quasi obbligata. Eppure l’amaro in bocca resta (e potrebbe aumentare se il senegalese troverà gol e fortuna altrove). Perché quello di Baba è un altro pugno, dopo quello di Berna e prima di quello (probabile) di Chiesa, al «progetto Fiorentina». Lo slogan con cui tutto ebbe inizio. «Tra dieci anni queste pianticelle saranno la squadra del futuro», vaticinava Corvino nella sua prima era fiorentina, sotto gli sguardi soddisfatti dei Della Valle. Una filosofia, una stella polare da seguire anche negli anni di passaggio fra un ciclo e l’altro, quando le uniche certezze dovevano essere proprio quelle pianticelle diventate grandi. Calciatori, uomini. Ma ora che le pianticelle sono diventate assegni, tutto ha meno sapore. Anche quei frutti tanto attesi e poco assaporati".

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