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Ferrara scrive: “Il rebus di Tello e i baby viola. Tutte le scommesse di Sousa”

I dubbi sullo spagnolo, le occasioni per Perez e Chiesa. Analisi dell'eredità lasciata dalla strana sconfitta di Milano

Redazione VN

La partigianeria di un arbitro “confuso”, alleggerisce il peso (almeno dal punto di vista mediatico) sulle notevoli responsabilità di una squadra fragile e per buona metà del primo tempo in catalessi. Molti i protagonisti di questa forca collettiva part-time, ma un paio quelli che non è certo la prima volta. Il primo è Milic, colpo a basso costo del Corvino senza portafogli, giocatore preso al volo mentre la cessione di Alonso rimpinguava le casse grazie alla mediazione di Ramadani con il Chelsea. Il ragazzo fa rimpiangere Pasqual, e fa sembrare il ricordo di Alonso quello di Roberto Carlos. A Sousa gli hanno rifilato anche Maxi Olivera. Che però non deve piacergli parecchio, a occhio. Lui sceglie sempre Milic, e poi dopo un po’ lo toglie. Un messaggio alla società? Chissà. Non sarebbe la prima volta.

Più curioso ciò che accade con Tello, giocatore che Sousa ha chiesto esplicitamente ai suoi dirigenti. (...) La Fiorentina ha accontentato il suo allenatore, spiegandogli che comunque le presenze di Tello erano legate a una spesa: più gioca e meno costa. O meglio: meno gioca e più soldi bisogna sganciare al Barcellona. Come dire: hai voluto la bicicletta, pedala. E il portoghese pedala. In teoria lo spagnolo a suo tempo soprannominato “il proiettile” da Guardiola, è uno quei giocatori che salta l’uomo in velocità. (...) Il problema è che non solo Tello non cambia la vita alla Fiorentina, ma non riesce a cambiarla nemmeno a stesso, velocista sparito dai radar. Certo, non è solo Tello il problema, ma specialmente sulle fasce, sia in difesa che in fase offensiva, questa squadra deve riuscire a fare di più.

Sousa a Milano ha cercato di cambiare le carte in tavola mandando dentro un ragazzo, Chiesa, e un ragazzino, Perez. Fuori Bernardeschi e Tello, appunto, dentro un figlio d’arte e un piccoletto alle prime armi che di nome fa Joshua, proprio come Brillante, quello che Montella decise di far esordire all’Olimpico, esattamente come Sousa decise di fare con Chiesa allo Juventus Stadium. Un po’ la voglia di mandare messaggi alla società, un po’ quella di rischiare la follia per poi passare da fenomeni in caso di colpo grosso. Male che vada si dirà che è bravo colui che lancia i giovani.

L'articolo completo di Benedetto Ferrara in edicola con La Repubblica

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