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Buso a VN: “Vi racconto il Baggio nascosto. Berna è su quella strada. Chiesa? Adesso viene il difficile”

Renato Buso, compagno di stampa di Roberto Baggio nell'anno 89-90, ci racconta un aneddoto che spiega l'uomo. E poi ancora su Bernardeschi, Chiesa e il loro futuro

Redazione VN

Accento veneto, capelli riccioli e stessa indole scherzosa. Sarà per queste caratteristiche che avevano in comune che Renato Buso e Roberto Baggio strinsero subito amicizia quando Renato arrivò a Firenze nel 1989. Purtroppo insieme in maglia viola rimasero un solo anno, perché il Divin Codino era già il 10 più ricercato e adorato della serie A, tant'è che la Fiorentina non riuscì a trattenerlo. Buso, tra l'altro allenatore di Allievi Nazionali e Primavera viola dal 2008 al 2011, ha ricordato ai microfoni di Violanews.com i momenti passati a Firenze insieme a quello che sarà per tutti uno dei più forti calciatori italiani di sempre, nel giorno del suo 50esimo compleanno.

Renato, lei ha giocato insieme a Baggio per un anno, ma l'amicizia che lo legava a lui fu forte fin da subito, anche grazie alle radici venete.

"Roberto era un calciatore straordinario con delle qualità incredibili e naturali. Era fisicamente perfetto. Aveva una classe sopraffina ed era esplosivo, anche durante gli allenamenti. Nonostante la fatica mai si risparmiava durante la settimana. Poche chiacchiere e tanto lavoro di gamba. A tutta quella tecnica abbinava la capacità di fare gol in qualsiasi modo: ecco perché divenne Roberto Baggio. Quando arrivai alla Fiorentina diventò mio amico da subito perché avevamo in comune le radice venete, si instaurò subito un buon rapporto, tant'è che in ritiro eravamo sempre in camera insieme".

Ci può raccontare un aneddoto o un episodio che ricorda ancora con piacere e che spiega a chi ci legge il Baggio uomo?

"Non accettava tanti aspetti del calcio. I soldi, i contratti, i procuratori. Era un libertino nell'animo, a lui le catene contrattuali non piacevano. Ecco perché la sua esperienza in Federcalcio come presidente del settore tecnico è durata solo 3 anni (dal 2010 al 2013 ndr), perché Baggio non ama le poltrone. A lui piace fare quello che gli pare in tutto e per tutto, sia dentro che fuori dal campo. Badate bene che queste caratteristiche appartengono alle persone intelligenti. Ricordo spesso che quando eravamo in camera insieme e l'allenatore Bruno Giorgi ci fissava la sveglia alle 6:30 per farci fare 3 allenamenti al giorno, lui programmava sempre la sveglia un'ora prima. Allora io gli dicevo: 'Cosa ti svegli a fare alle 5? Lasciami dormire'. Lui mi disse: 'Tranquillo, tu riposati, io devo alzarmi prima'. Dopo un po' capii il perché: lo trovai in bagno in ginocchio a pregare. Un gesto che spiega benissimo il personaggio: semplice e con determinati valori sui quali non transigeva".

Oggi, in occasione del suo compleanno, Baggio ha deciso di visitare Amatrice. 

"E' un gesto che non mi meraviglia, Baggio è un personaggio importante in Italia e all'estero. I suoi gesti hanno una risonanza non indifferente. Non è nuovo a gesti di questo tipo: è sempre stato attento alla solidarietà e ai meno sfortunati".

Lei e Baggio avete giocato insieme un solo anno, ma da allenatore degli Allievi viola e poi della Primavera, che impressione le fa Federico Bernardeschi? Seppur con caratteristiche diverse, è uno di quei 10 che potrebbe far breccia nei cuori dei tifosi?

"Penso che Bernardeschi sia un giocatore con determinate caratteristiche, tanta classe e sensibilità al tocco. Ovviamente deve ancora dimostrare tanto ed essere più incisivo in partite in bilico. Per restare ai livelli in cui è adesso ci vuole tanto lavoro e tanta costanza. Come caratteristiche è diverso da Baggio, anche come posizione in campo, ma è un 10 che ti entra nel cuore. Lo stile è quello".

Invece Federico Chiesa, un altro giovane che Lei conosce bene, che impressione le ha fatto? I tifosi si stanno innamorando troppo precocemente?

"Non per vantarmi, ma Federico Chiesa lo segnalai io a Pantaleo quando allenavo la Primavera.Era un ragazzino con un cambio passo eccezionale per quell'età. Avrà avuto 12 anni, ma la gamba era già di quelle con caratteristiche superiori. Ho insistito molto per averlo in viola e guardando i risultati non me ne pento! Non mi aspettavo che si integrasse così bene in prima squadra, mi ha stupito. E' riuscito in poco tempo a guadagnarsi il posto e soprattutto la reputazione: ha un bel caratterino. Ma adesso viene il difficile. Coprirlo di complimenti viene facile, ma quando arriveranno i momenti bui e difficili dovrà essere bravo a mantenere un equilibrio e a tirare fuori la grinta. E' un ragazzo intelligente e maturo penso che non avrà problemi".

Finita l'esperienza con Eugenio Corini al Chievo Verona, cosa fa adesso Renato Buso?

"Sto aspettando una squadra che cerchi un allenatore pieno di esperienza e di voglia di lavorare. L'esperienza a Chievo è stata fondamentale per la mia carriera da allenatore: lavorare in serie A cambia totalmente il modo di vedere il calcio a partire dagli esercizi. Quindi penso ad un lavoro di prospettiva e che mi dia soddisfazione. Ho sempre messo tanta professionalità e forza di volontà in quello che ho fatto, spero di essere ripagato".