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Saponara e il problema del ruolo: cosa fare per ritagliargli uno spazio?

Pienamente inserito nel gruppo e considerato uno dei perni della ricostruzione, Saponara è tuttavia ancora ai nastri di partenza della stagione. Complice l'infortunio che lo ha rallentato, ma anche una serie di caratteristiche che lo rendono...

Simone Torricini

Sono numerosi gli interrogativi che aleggiano sulla testa di Riccardo Saponara in questo avvio di stagione. L'infortunio accusato ancor prima dell'esordio ufficiale della nuova Fiorentina di Pioli, con in aggiunta la conseguente ricaduta, ha rallentato il suo processo di integrazione da un punto di vista strettamente tattico. È un deficit inevitabile quello che sta soffrendo, ed è lui stesso a saperlo meglio di chiunque altro. Allo stesso tempo, però, ha fame e tanta voglia di riscattarsi: «io a centrocampo? Sono a disposizione, mi basta stare in campo». Sono dichiarazioni di oggi, un estratto di freschezza e significato.

L'ostacolo, a voler essere maliziosi, ha un nome ed un cognome: Stefano Pioli. Ad oggi le scelte del tecnico non lo hanno mai premiato, neppure nelle poche occasioni in cui è stato arruolabile. Questioni di modulo, di necessità tattiche, oltre che di un rendimento ancora in dubbio per via degli strascichi dovuti ai problemi fisici. La conseguenza? Oggi, partita dopo partita, la Fiorentina sta costruendo se stessa e la propria identità sul dorso di un particolare 4-3-3, un sistema che come pochi altri penalizza le caratteristiche di Saponara. Lui che è per natura un uomo «di mezzo», che dà il meglio di sé tra le linee, potendo contare su punti di riferimento sia alle spalle che di fronte. Certo è che volontà e stima non mancano: Saponara ha dato più volte dimostrazione di star vivendo con serenità questo periodo di incertezze, e anche i portavoce della società non mancano di sottolineare il suo nome tra i punti fermi.

Ed è proprio questo, in un certo senso, il dettaglio che stona nel suo caso. Saponara è sempre stato considerato membro del ristretto gruppo da cui far partire la ricostruzione, con Sportiello, con Astori e Chiesa, con Badelj. È uno dei più presenti quando si tratta di presenziare a nome della società ad eventi extra, dispensa sorrisi e sembra tutto fuorché preoccupato. Uno stato d'animo che, a vederlo, quasi condiziona. Poi però capita di gettare l'occhio al campo, e viene da chiedersi come possa riuscire a ritagliarsi uno spazio pur con tutta la generosità e lo spirito di sacrificio che nessuno gli nega. Pioli, almeno per ora, ha deciso di non giocare con il trequartista e ha allo stesso tempo accantonato il progetto Benassi-incursore – che vi era lateralmente collegato. Nel 4-3-3 tipo della sua Fiorentina c'è spazio per due soli centrocampisti oltre a Badelj, ed è abbastanza scontato che le gerarchie non cambieranno in quella zona di campo: lo stesso Benassi e Veretout conoscono il mestiere da anni e stanno dando risposte soddisfacenti. Procedendo per esclusione rimangono le fasce, che oggi sono occupate dai due giocatori più in forma: Chiesa da un lato e Thereau dall'altro. Difficile anche che Pioli possa decidere di accentrarli sacrificando Simeone, e provando a varare un atipico 4-3-1-2 con Saponara a fare da raccordo. L'unica ipotesi concretizzabile allo stato attuale sarebbe il ritorno al 4-2-3-1 di inizio stagione, che per fargli spazio chiederebbe comunque il sacrificio di Thereau.

Insomma, se da un lato è vero che per verificare il recupero del trequartista ex Empoli è ancora presto, da una prospettiva più realistica va riconosciuto che la sua collocazione futura sarà tutt'altro che semplice. Sono le sue stesse caratteristiche, rare e proprio per questo preziose, a renderlo un caso delicatissimo da gestire per Pioli.

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