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Il paradosso di Chiesa: tira di più e meglio, ma segna meno di un anno fa

Nonostante una lieve crescita in termini di precisione, Chiesa non è ancora riuscito a fare progressi concreti sul piano della finalizzazione

Simone Torricini

"Le sei reti all'attivo con cui Federico Chiesa chiuse la sua prima stagione da titolare in A sembrarono – a lui per primo – poco più di un minimo sindacale. Anche Pioli durante il ritiro di Moena disse di aspettarsi un contributo maggiore: «Dovrà cercare di segnare di più, credo che nelle sue possibilità ci siano più di sei gol», ammise. E, nonostante qualche scetticismo, in quei mesi era convinzione piuttosto diffusa che con la nuova stagione il miglior giocatore della squadra avrebbe potuto sforare "quota sei" in tempi relativamente brevi. Oggi, alle porte del girone di ritorno, constatiamo invece come le cose siano andate piuttosto diversamente: Chiesa è certamente stato (con Pezzella) il miglior giocatore della Fiorentina in questa prima metà di campionato, ma il suo contributo in zona gol si è rivelato nettamente insufficiente.

"Il caso merita tuttavia un'attenzione particolare, perché nel suo rapporto con il tiro e con la porta avversaria, a dispetto delle sole tre reti segnate sin qui, Chiesa è effettivamente cresciuto. Ha parzialmente ridotto i tiri forzati e imprecisi che ricercava spesso, migliorando così il tasso di precisione: se un anno fa il 46% delle sue conclusioni era indirizzato fuori dallo specchio, oggi quella percentuale è scesa al 38%. E al contempo è aumentata quella riferita ai tiri che hanno raggiunto la porta, da 28% a 31% tra la stagione 17/18 e quella in corso. Per quanto piccole possano essere le cifre, insomma, quello che si rinviene è un trend positivo a cui dovrebbe far seguito, in linea teorica, una maggiore prolificità in zona gol. Soprattutto se si aggiunge una considerazione ulteriore, ossia che Chiesa è il quinto giocatore in A per tiri tentati e che quest'anno sta tirando ancora di più dell'anno scorso: 4 tiri in media a partita contro 3.

"Da agosto ad oggi il minutaggio di Chiesa è stato il terzo più alto dopo quelli di Biraghi e Pezzella: 1616' recuperi esclusi. Un anno fa, allo stesso punto della stagione, ne aveva circa duecento in meno (1439). Incrociando i numeri risulta che al già magro risultato di una rete ogni 360' della scorsa stagione Chiesa è arrivato, nella prima metà di quella in corso, ad una rete ogni 539'. I due dati utili a giustificare questa tendenza sono due: prima di tutto Chiesa sta tirando da fuori area più di quanto non lo facesse l'anno passato: oggi parte da fuori il 56% dei suoi tiri contro il 48% di un anno fa, che già allora era comunque una percentuale significativa. Anche per questo – ed ecco il secondo aspetto da considerare – sono più frequenti conclusioni fermate da deviazioni avversarie (dal 27% della stagione 17/18 al 31% di questa).

"Nel complesso quello che osserviamo è un attaccante migliorato nel rapporto con lo specchio, ma non ancora preciso a sufficienza per giustificare tutte le scelte di tiro che da un anno a questa parte tende ad assumersi. L'aspetto negativo riguarda soprattutto il bilancio tra conclusioni tentate e reti segnate, che è impietoso nei suoi confronti: secondo i database di WhoScored e Understat, per segnare tre reti (e mezzo, se consideriamo anche la partecipazione attiva all'autorete di Skriniar a San Siro) a Chiesa sono serviti 77 tiri. Si tratta di un punto debole che già si era palesato l'anno scorso, e su cui Federico non è ancora riuscito a fare progressi. Ci sono delle attenuanti senz'altro: in primis il suo stile di gioco, fatto di strappi ed accelerazioni, che lo porta a perdere rapidamente lucidità, e in secondo luogo una squadra che ha teso (e tende) ad appoggiarsi sulle sue spalle forse più del dovuto. Però il gol è una casella ancora da spuntare nel curriculum di Chiesa, e il salto di qualità che lo attende dovrà necessariamente passare da qui.