news viola

Il caso dà, il caso toglie. Ma è una Fiorentina che fa ben sperare

Pioli è stato chiaro: «Siamo stati spreconi, la sfortuna non esiste». Eppure, comunque la si voglia mettere, dietro lo 0-0 di oggi si nasconde una prestazione di buon livello

Simone Torricini

La settima vittoria in fila, un record sempre più vicino e - col senno di poi - l'assurdo sorpasso in derapata ai danni del Milan. Erano tante le ragioni per cui il pranzo con la Spal sapeva di buono, in casa Fiorentina. Poi i fatti sono andati diversamente, e le previsioni migliori sono state smorzate: un punto invece di tre, il record che sfuma e deve essere riadattato ai risultati utili (di nuovo otto, come tra novembre e gennaio), il sesto posto che ieri era utopia e oggi lo è ancora di più.

Pioli ha messo in campo i suoi confermando le sensazioni della vigilia, quindi lasciando fuori Eysseric e lanciando dal primo minuto Milenkovic (Laurini era accanto alla compagna in procinto di partorire). Il piano-gara dei viola è stato innescato nel migliore dei modi sin dai primissimi palloni giocati ed è proseguito su standard più che discreti per tutta la prima frazione. L'eccessiva imprecisione sotto porta ed un Meret in gran forma hanno costretto Chiesa & co. a spingere con intensità sempre maggiore, ma senza successo. Ne è risultato un baricentro altissimo da un lato (quello viola, dove solo il terzetto difensivo stava mediamente dietro la metà campo) e molto basso dall'altro, dove il solo Antenucci si affacciava su quella opposta.

Il contrasto interno alla gara della Fiorentina è però stato evidente sin dalle prime occasioni sfumate: da un lato trame di gioco ricercate, rapide al punto giusto, pulite, frutto di movimenti intelligenti. Quelli di Benassi e Dabo, ad esempio. I due centrocampisti al fianco di Veretout, soprattutto l'ex Torino, si allargavano e stringevano a seconda della situazione per permettere a Chiesa e Saponara di andare ad occupare posizioni più centrali, disorientando continuamente una Spal meno versatile. Dall'altro lato, di contro, la difficoltà nel finalizzare che ha condannato i viola al pari. Sono state ben 20 le conclusioni verso la porta difesa da Meret, di cui appena 7 nello specchio.

Pioli non vuol sentire parlare di fortuna né di caso e dal suo punto di vista è comprensibile. Sono state numerose le occasioni pulite per i suoi, tra Biraghi, Dias e Simeone per citare le più nitide. Però è anche vero che calciare così spesso con risultati così scarsi a questa Fiorentina non era mai successo. Stizzirsi sul momento è naturale, poi però ricordiamo Roma, l'Olimpico e tutte le occasioni bruciate dai giallorossi appena una settimana fa (in quantità quasi identica: 21) e forse, a mente fredda, possiamo anche archiviare la pratica che inizia con la D di delusione. Con un sorriso amaro, ma anche con la consapevolezza che un battuta d'arresto prima o poi sarebbe arrivata.

La fluidità raggiunta dalla Fiorentina nel gioco è un dettaglio da tenere in considerazione; forse quello che più di tutti ne evidenzia la crescita. Così come è giusto osservare, voltando la medaglia, che quando nei 90' subentra il fisiologico calo la squadra tende a slegarsi. Rimproveri tra compagni, teste scosse, incomprensioni. Niente di personale ovviamente, è successo oggi ed è successo in passato, sicuramente succederà meno in futuro. E altrettanto sicuramente, se affrontato con razionalità, non sarà un pareggio dopo sei vittorie a scalfire la positività che di settimana in settimana sta tornando a diffondersi.