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E se i titolari stentano? Una riflessione sul rapporto tra Pioli e le sostituzioni

La Fiorentina di Pioli è una delle poche squadre a non aver ancora mandato in gol un subentrante in questa Serie A

Simone Torricini

BOLOGNA – La monotematicità delle sostituzioni, in unione al rifiuto di mosse spregiudicate, è uno dei punti di attracco che la critica di questi mesi ha trovato in Stefano Pioli. A margine della gara contro il Bologna, durante la conferenza stampa, il tecnico ha risposto ad una domanda sul tema con queste parole: «I cambi? Le scelte di un allenatore sono opinabili, poi che si debba pretendere di più da chi entra è vero». Tradotto: posso sbagliare, o potete non condividere le mie decisioni, ma la buona riuscita di un cambio non dipende soltanto da me. Nel dettaglio al Dall'Ara hanno trovato spazio a gara in corso Thereau, Mirallas e Dabo: per il primo (di fatto mai coinvolto) si è trattato dell'esordio stagionale; per il secondo dell'ennesima prestazione incolore; e per il terzo del sesto spezzone di gara da agosto. L'efficacia complessiva del loro apporto è stata nulla.

Niente di nuovo, dopotutto il trend di questa stagione è chiaro: chi entra dalla panchina sale raramente sopra il 5,5 e ancor più raramente va oltre il 6. La goccia nel deserto è David Hancko, positivo nel secondo tempo di Fiorentina-Spal; poi Sottil contro la Lazio, forse. Volendo approfondire ulteriormente questa tendenza una chiave di lettura la offre un dato in particolare riferito alle reti segnate. La Fiorentina fa parte di una ristretta cerchia di squadre – assieme a Roma, Genoa e Chievo – che non ha ancora mandato in gol un giocatore subentrato. Di contro, l'anno scorso alla tredicesima giornata le reti dalla panchina erano state già tre: Gil Dias (al Bentegodi contro l'Hellas) e Babacar (a Benevento e in casa contro il Torino).

Vlahovic ci è andato vicino a San Siro e anche Mirallas ha sfiorato l'1-2 a Marassi contro la Sampdoria, ma da una prospettiva generale bisogna riconoscere che l'apporto dei panchinari alla causa è sempre stato piuttosto debole, per non dire inconsistente. Se poi si affianca questa carenza agli stenti del tridente, dove di fatto la concorrenza è azzerata e due caselle su tre sono occupate a prescindere, quello che emerge è un quadro che preoccupa proprio per la sua stabilità. Oggi più che mai servirebbero spinte dalla panchina, e oggi più che mai pare che Pioli non riesca a trovarne.

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