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E il Torino si travestì da Fiorentina: ora Cairo va in sorpasso

La gestione Cairo fin qui è inferiore, per risultati, rispetto alla Fiorentina dei Della Valle. Ma le prospettive si stanno ormai ribaltando

Simone Bargellini

Lo ammettiamo, il rischio della sindrome da "erba del vicino" c'è. Perchè parlare bene della gestione Urbano Cairo al Torino farebbe storcere il naso a moltissimi tifosi granata. E va detto che i risultati del recente passato non danno assolutamente ragione al patron del Toro nel confronto con i Della Valle. Ma nel calcio, si sa, conta soprattutto il presente che vede un netto sorpasso. Non tanto (e non solo) nella classifica, che è comunque parziale, quanto semmai nelle ambizioni e negli investimenti. La parabola degli ultimi anni è diametralmente opposta: mentre la Fiorentina ha scelto di abbassare l'asticella, il Torino sta aumentando gli sforzi. Pensate che appena 5 anni fa il monte ingaggi che si permettevano i Della Valle era doppio rispetto a quello di Cairo, mentre già dalla stagione scorsa è avvenuto l'avvicendamento: dietro alle "big" adesso c'è il Toro. Che non disdegna certo le plusvalenze, ma è pronto a rifiutare anche maxi offerte (vedi alla voce Belotti). E costruisce la squadra pensando in primis all'aspetto tecnico, cercando un giusto mix tra giovani talenti e giocatori pronti subito. Come Sirigu che difficilmente frutterà grandi plusvalenze (cosa che invece garantirà Lafont), ma a differenza del francese ha fatto spesso la differenza sul campo. Certo finora Cairo ha raccolto pochissimo, ma almeno dà la sensazione di provarci: si può dire lo stesso della Fiorentina di oggi?

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