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Batistuta: “Della Valle non contano su di me. Mai alla Juve, volevo vincere con la Fiorentina. Cecchi Gori…”

Si avvicina a grandi passi la festa di compleanno di Gabriel Batistuta. Tanti concetti interessanti espressi dal Re Leone in conferenza stampa

Stefano Niccoli

Bentornato Re Leone. Si avvicina a grandi passi la festa per il cinquantesimo compleanno di Gabriel Omar Batistuta, in programma domenica 31 marzo dalle 18 alle 20 in piazza della Signoria. L'ex bomber viola ha parlato in conferenza stampa in Palazzo Vecchio insieme al sindaco di Firenze, Dario Nardella:

"Sono già stato ricambiato dall'amore dei fiorentini, ho dato tanto alla città, ma lei di più. Ho tanti amici qui, mi sento a casa. Mi sento un cittadino di Firenze, queste dimostrazioni di amore mi sembrano sempre troppo, anche se mi fanno piacere. Il posto dove si svolgerà la festa non è uno qualunque. Non ho chiesto nulla, voglio sorprendermi.

Cecchi Gori? Non l'ho più sentito da quando sono andato via. Ha avuto dei problemi, non mi sembrava opportuno dargli fastidio. Ho un bel ricordo di lui, è stato grande tifoso della Fiorentina. Se avesse scelto meglio i suoi collaboratori, avremmo festeggiato di più.

Girare scene è sempre una sorpresa. Paulo (il regista, ndr) mi brontola sempre, avrei preferito lavorare con Trapattoni (ride, ndr). E' un film emozionante per me. Quando sono partito da bambino non avrei mai immaginato di essere qui oggi. Ripensare ai sacrifici che ho fatto mi emoziona.

La Fiorentina non ha bisogno di me, sto bene in Argentina, tutto fila liscio. I tifosi non mi chiedono più cosa farà la Fiorentina domenica, mi chiedono altre cose. Adesso possono camminare tranquillamente in città. Mi godo questo momento, anche se sono legato alla Fiorentina e la seguo in televisione. I progetti dei Della Valle non contano su di me, lo accetto.

I giovani? Inutile tenere qui un giocatore solo se gioca bene. Il giocatore deve sentire che sta bene giocando per la Fiorentina, sennò è inutile. Un giocatore deve restare se si sente felice, altrimenti non ha senso restare.

Mi sto godendo quello che ho fatto, fino a 45 anni mi incazzavo per la mia carriera perché avrei voluto partecipare a più mondiali e vincere di più con la Fiorentina.

Mi ricordo una vittoria in trasferta col Torino, faceva tanto freddo, segnai due gol. La tripletta all'Udinese? Ah, quella è bella.

Simeone e Muriel? Vedo bene gli attaccanti della Fiorentina. Simeone mi sembra più tranquillo da quando è arrivato Muriel. Prima del suo arrivo, mi pareva troppo carico di pressioni, i tifosi gli chiedevano sempre di segnare, poi si è rilassato, sono contento per lui. Agli attaccanti serve togliere di dosso un po' di pressione, anche se non è facile.

Icardi? Anche io chiedevo sempre l'aumento. Ha sempre segnato, è un giocatore già affermato, mentre Lautaro sta venendo fuori, serve un po' di tempo per adattarsi al calcio italiano, ma lo ritengo un grande giocatore, può fare una grande carriera.

Sono stato bene anche a Roma, mi sono fatto amici e abbiamo vinto. Ho superato quella prova, ho un bel ricordo. L'Inter? Non so se volevo andarci. Le caviglie non erano a posto, non ho dato tutto quello che avrei voluto dare.

La Juventus? Non ho mai parlato con la Juve, non ci sarei mai andato, stavo bene a Firenze. Firenze per me era una scommessa, volevo vincere con la Fiorentina, per questo molte volte mi sono arrabbiato con Cecchi Gori. Se avessi dato retta ad Antognoni avremmo fatto molto di più e io non avrei avuto il bisogno di lasciare Firenze per vincere.

Com'è nata l'esultanza con la mitragliata? Sono cose che nascono così, piacque ai tifosi. I giocatori devono far di tutto affinché i tifosi tornino a casa dopo aver sentito qualcosa, dopo essersi emozionati.

L'addio di Higuain alla nazionale? È stato un grande attaccante rispettato in tutto il mondo ma non molto in Argentina dove viene ricordato per i pochi gol sbagliati e non i 2.000 fatti".

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