esclusive

Prandelli a VN: “Sousa ha perso leadership. Ritorno? Orgoglioso che se ne parli, amo Firenze”. Su Bernardeschi e Chiesa…

L'ex tecnico viola ai nostri microfoni: "Ci sono ancora margini per la rimonta europea. Cerco un progetto sportivo, non una società che guardi solo alle plusvalenze"

Alessio Crociani

Le promesse non mantenute dalla proprietà del Valencia e l'addio alla Spagna, arrivato dopo l'altrettanto sfortunata esperienza di Istanbul ed una lunga pausa di riflessione, non hanno scalfito la tempra di Cesare Prandelli, oggi pronto a tornare in sella. L'ex tecnico viola si è raccontato ai nostri microfoni, rispondendo anche alle domande sull'attualità ed il futuro di casa Fiorentina. Queste le sue parole in esclusiva a Violanews.com:

Mister, ti chiedo innanzitutto come stai e come hai ritrovato Firenze dopo i mesi in Spagna.

"Sto bene. Firenze è la mia casa ormai da molti anni, qua ho tutti i miei riferimenti".

Che cosa non ha funzionato a Valencia?

"Quando c'è un progetto di un certo tipo e poi cambiano le carte in tavola, diventa difficile continuare a lavorare su qualcosa che alla fine non hai costruito. Mi sono chiesto 'che ci sto a fare?'. Non ho mai fatto niente per i soldi e quel progetto non era più mio ma solo loro. Da un punto di vista ambientale, per la bellezza della città e per il rapporto con i tifosi, è stata esperienza meravigliosa, ma speravo di trovare una società diversa".

Se dovesse capitare l'occasione giusta, ti sentiresti pronto a ripartire su un'altra panchina dalla prossima estate?

"Assolutamente sì. Di panchine ce ne sono tante nel mondo, il problema è trovare una società che abbia voglia di costruire qualcosa insieme all'allenatore. Cerco un club che abbia un progetto tecnico e non pensi solo alle plusvalenze".

Magari potrebbe arrivare una chiamata da Firenze...

"Sono sempre molto in imbarazzo nell'affrontare l'argomento perché amo Firenze e la Fiorentina. Ho fatto 5 anni da tecnico viola e non sarei mai andato via. Detto questo, non mi voglio proporre a nessuno, ma fa comunque piacere essere fermato per strada dalla gente che mi dice di tornare. Mi riempie d'orgoglio".

Tra i nomi degli altri allenatori che girano, Di Francesco, Maran, Semplici e Mazzarri, solo per citarne alcuni, ce n'è uno che ti stuzzica particolarmente?

"Sono tutti e quattro allenatori validi. Semplici conosce bene l'ambiente di Firenze, Mazzarri e Maran sono due garanzie assolute e Di Francesco ha fatto grande il Sassuolo con un calcio spettacolare. Quello che mi sento di consigliare alla dirigenza è di scegliere un allenatore che sposi a pieno la linea della società. Dipende tutto dal progetto tecnico e dall'obiettivo. Sono quattro allenatore diversi tra loro, ci deve essere un perché dietro alla scelta che verrà fatta, ma la sono sicuro che la Fiorentina saprà scegliere bene, non ha bisogno dei miei consigli. Penso che la società stia valutando un progetto futuro con delle persone che possono far crescere i ragazzi in squadra".

Tornando al presente, come ti spieghi la stagione deludente della Fiorentina?

"Mi ricorda la mia ultima sulla panchina viola. A gennaio eravamo quarti in classifica e agli ottavi di Champions, poi si è rotto qualcosa nei rapporti. L'allenatore in questo momento ha poco potere, è un po' in difficoltà. Normale che sia così quando c'è una rottura con la proprietà, anche perché i giocatori sono gli stessi dell'anno scorso".

In molti hanno puntato il dito contro Paulo Sousa per le poche motivazioni e per delle scelte tattiche discutibili, ultima delle quali il cambio Bernardeschi-Badelj sullo 0-0 contro il Cagliari.

"L'allenatore ha tutto il diritto di fare i cambi che vuole, poi darà le dovute spiegazioni quando sarà chiamato in causa. Il discorso sulle motivazioni, invece, va di pari passo con quello che dicevo prima: quando perdi leadership i giocatori passano da ascoltarti a sentirti solamente... “.

La contestazione della curva ha comunque coinvolto tutte le componenti, dall'allenatore e la squadra alla dirigenza e la proprietà: cosa ti senti di dire in questo momento al tifo viola?

"Le contestazioni ci possono stare, sempre nel limite del rispetto delle persone. Vanno migliorati i rapporti con la tifoseria perché è l'anima ed il cuore di tutto. Bisogna essere chiari, molto chiari nel prospettare il futuro della squadra, perché il tifoso ama ma non è stupido. I fiorentini non tradiranno mai la società e la squadra davanti alla chiarezza".

Credi ci siano ancora margini per sperare in una rimonta europea?

"Margini ci sono, ma dipende anche dai programmi per l'anno prossimo. Magari si può puntare su dei giovani da qua alla fine anziché sui giocatori più esperti. Dipende da quelli sono gli obiettivi".

In ogni caso la speranza è quella di ripartire a giugno con una squadra fortemente rinnovata. Corvino è atteso da un lavoro importante.

"Lui non ha mai avuto problemi a lavorare. Più c'è da lavorare e più si galvanizza. Credo non veda l'ora di iniziare a disegnare la sua squadra, perché quella di quest'anno l'ha ereditata".

Tra i capisaldi del futuro ci sarà sicuramente Chiesa, una delle poche note liete della stagione, e magari anche Bernardeschi, ma in questo caso la sensazione è che molto dipenderà anche dalle offerte che arriveranno dal mercato.

"Fossi io a decidere, per 2 anni cercherei di non vendere nessun giovane, cercando di valorizzarli al massimo. Nella fattispecie parliamo di due giocatori con prospettive importanti che stanno dimostrando di essere già dei leader. Mi è piaciuto molto il comportamento di Bernardeschi quando ha rifiutato sciarpa Juventus durante la cerimonia di apertura del Torneo di Viareggio. Ha personalità e rispetto dei propri tifosi. Chiesa ha carattere, determinazione, qualità e soprattutto continuità. Sono due giocatori dai quali ripartire per la base di un progetto importante".