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Guagni si racconta a VN: “Scudetto, lo sogno fin da bambina, il Franchi un’emozione incredibile. Io, il calcio ed i miei genitori… “

Il colore viola sulla pelle fin da bambina ed uno scudetto da poco cucito sul petto: Alia Guagni, esterno della Fiorentina Women's e della Nazionale italiana, si racconta in esclusiva a ViolaNews.com Riprese di Giacomo Brunetti

Alessio Crociani

Siamo ancora sull'onda dell'entusiasmo per la storica vittoria dello scudetto da parte della Fiorentina Women's. Firenze rivive le emozioni di un tricolore nello sport 10 anni dopo il trionfo della Fiorentina Waterpolo femminile nella pallanuoto. Violanews.com ha scelto di celebrarlo intervistando Alia Guagni, esterno della formazione allenata in tandem da Sauro Fattori e Antonio Cincotta:

Ciao Alia, innanzitutto ti chiedo cosa significa per una ragazza nata e cresciuta a Firenze, legata in maniera indissolubile a questi colori, vincere lo scudetto con la Fiorentina?

"E' stata un'emozione pazzesca, una giornata incredibile, dall'inizio alla fine. Anche solo scendere sul terreno di gioco del Franchi, con quel pubblico, è stato bellissimo. Portare lo scudetto a Firenze, un obiettivo dal quale lavoriamo da una vita, è stato stupendo".

Hai una dedica particolare per questo trionfo?

"Sì. Questo scudetto lo devo sicuramente ai miei genitori. Mia mamma si è fatta in quattro per farmi vivere il mio giorno e continua a farlo. Mio padre (Andrea Guagni ex Presidente dell'ACF Firenze) ci ha accompagnate in tutti questi anni prendendosi carico di una realtà difficile e portandola a diventare Fiorentina. Devo tantissimo a loro due".

Quando avete capito che potevate vincere e come avete retto le aspettative che si sono create attorno a voi?

"Gli obiettivi erano alti fin da inizio stagione. Abbiamo lavorato per creare un gruppo vincente. A metà campionato, quando abbiamo visto che potevamo giocarcela contro tutte, abbiamo spinto ancora di più sull'acceleratore. Dopo la seconda vittoria contro il Brescia ci ha dato consapevolezza della nostra forte, facendoci capire che potevamo arrivare fino in fondo".

Alla luce della rivoluzione dell'estate scorsa, qual è stato il segreto del vostro gruppo? Immagino avrete festeggiato tutte insieme sabato sera...

"Abbiamo sempre puntato tutti allo stesso obiettivo, ragionando come squadra e non come singoli. Non è mai stato importante il nome del marcatore o chi aveva fatto l'assist. Abbiamo dato tutti qualcosa in più, creando un gruppo pazzesco sia in campo che fuori dal campo. Sabato abbiamo festeggiato in grande con una cena, tutte insieme, con tanto di amici e parenti. Ce la siamo goduta".

Come, quando e perché è nata la tua passione per il calcio?

"Quando avevo avevo 9 anni. Seguivo mio cugino, essendo figlia unica ero sempre con lui. Lo accompagnavamo agli allenamenti di calcio e così mi sono appassionata. Volevo seguire le sue orme, fare quello che faceva lui. Ho provato a farlo e dà lì è nata la mia passione, che non ho mai abbandonato".

Qual è il tuo sogno nel cassetto da professionista? Magari concludere la carriera a Firenze...

"Sì. Gioco a Firenze da una vita, vestendo questa maglia. Spero di poterlo fare fino in fondo perché ci ho sempre creduto. Ho raggiunto uno degli obiettivi che mi ero prefissa da bambina portando lo scudetto a Firenze, quindi sono già contenta, ma penso sempre in grande e spero di poter raggiungere qualcosa anche a livello europeo. Personalmente confido anche nella Nazionale visto l'imminente Europeo (dal 16 luglio al 6 agosto in Olanda, ndr)".

Se dovessi consigliare qualcosa ad una bambina che vuole affacciarsi nel mondo del calcio, che consiglio le daresti?

"Di buttarsi, perché è uno sport bellissimo nel quale ci si diverte molto. Le nuove generazioni sono fortunate perché adesso il movimento femminile in Italia sta cambiando. Stiamo arrivando a capire che questo non è uno sport solo per maschi, ma per tutti. Le invito a provare, non se ne pentiranno".

Buona parte della tua esperienza calcistica si è svolta a Firenze ma non solo, perché hai avuto modo anche di confrontarti con il calcio made in Usa. Che esperienza è stata e cosa ti sei portata dietro?

"Ho avuto la possibilità e la fortuna di vivere tre stagioni a Seattle. Ringrazio il presidente Pezzano per avermi dato questa possibilità. Ho vissuto per due mesi la realtà americana, dove fare la calciatrice è una professione. Lì tutte le donne che praticano questo sport sono super famose, vengono continuamente fermate per strada. Ci sono tantissimi tifosi negli stadi e gli impianti sportivi sono pieni di bambine che giocano e si divertono. Sono cose all'ordine del giorno. E' stata un'esperienza che mi porto dentro e questo bagaglio culturale sto cercando di portarlo anche in Italia per quanto mi è possibile".

Alle 15:00 la seconda parte dell'intervista...

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