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Dottor Manetti a VN: “I miei 15 anni di Fiorentina”. Le urla di Cavasin, la sfortuna di Gomez e tanto altro

Dottor Manetti a VN: “I miei 15 anni di Fiorentina”. Le urla di Cavasin, la sfortuna di Gomez e tanto altro

Aneddoti, ricordi belli e brutti con Paolo Manetti, il medico che è stato il responsabile sanitario da quando è rinata la Fiorentina

Saverio Pestuggia

Fiorentino, tifoso della Fiorentina e per 15 anni responsabile medico della Fiorentina, il dottor Paolo Manetti dal 30 giugno ha lasciato il suo incarico. Lo abbiamo incontrato per fare un consuntivo dei suoi 15 anni in società e per farci raccontare anche qualche aneddoto che ovviamente prima non poteva essere rivelato. "Vorrei salutare i tifosi e anche chi non ho sentito degli addetti ai lavori. Sono sempre stato dietro le quinte perché è giusto così. Mi sembra giusto anche ringraziare la famiglia Della Valle che mi ha fatto lavorare al meglio senza badare a spese e incontrare gli specialisti più importanti che mi hanno fatto crescere sulla gestione di patologie complesse. E' stato un arricchimento professionale e per chi come me è sempre stato un tifoso della Fiorentina è stata una cosa splendida. Ho iniziato con la Fiorentina addirittura nel 1996 facendo la tesi di laurea sulle patologie cardiovascolari della squadra viola e poi dal 2002 in società per 15 anni".

 Il dottor Manetti a bordo campo in uno dei suoi primi allenamenti nel 2002

Il dottor Manetti a bordo campo in uno dei suoi primi allenamenti nel 2002

Facciamo un passo indietro. Quando il professor Galanti ti propose di entrare nello staff della Fiorentina cosa provasti?

"Io ero in ritiro con l'Aglianese con un allenatore che si chiamava Massimiliano Allegri, chiesi la possibilità di rescindere il contratto per entrare nell'allora Fiorentia Viola e mi fu accordata. In quell'agosto arrivavano 10 giocatori in prova al giorno e dovevamo fare tutti un superlavoro. Mi ricordo anche di un ragazzo muscoloso che dimostrava più di 35 anni con le caviglie 'ballerine' e che invece ne aveva appena 18... Insomma un altro mondo rispetto ad ora. Fu una grande battaglia con il presidente Salica che era una persona splendida e che sapeva come muoversi nell'emergenza con rispetto della parte umana".

Insieme a te c'eraMaurizio Fagorzi...

"Lui era partito addirittura con la Fiorentina di Fascetti, io invece ero con la Primavera a sostituire Giovanni Serni, quando Giani venne a dirci 'Voi siete la Fiorentina'. Un altro ricordo di Maurizio fu quando a Lucca ci comunicarono che avremmo saltato la serie C e Fagorzi, andando a soccorrere Dario Dainelli che era già con noi, si stroncò il muscolo e rimase fermo in mezzo al campo. Fu così che arrivò anche Misseri a formare il gruppo storico. Mi dispiace di aver lasciato la Fiorentina, ma i dirigenti hanno avuto la necessità di fare un cambiamento e io ne prendo atto senza problemi. Tra l'altro lascio dopo una stagione in cui siamo stati la squadra migliore  con una indisponibilità del 2% contro un'aspettativa del 15%. Questo è stato il frutto di un lavoro di equipe condiviso con staff tecnico e giocatori che hanno mantenuto uno stile di vita perfetto facendoci arrivare a questo dati eccezionali. Anche gli allenamenti mattutini, con un'alimentazione ottimale, hanno fatto la loro parte. Negli ultimi anni abbiamo avuto un'ottimo livello di prevenzione con un picco positivo proprio la scorsa stagione. I ragazzi non hanno fatto mai tardi non come faceva Mutu che andava a dritto... e lo vedevi dagli occhi, ma lui era un campione e poteva permetterselo".

E con Sousa che rapporto hai avuto?

"Abbiamo avuto un buon rapporto anche se alla fine per i tifosi dall'eroe dei primi tempi era diventato un allenatore da cacciare a tutti i costi. Il gruppo è sempre stato unito con una situazione interna sempre molto positiva questo ve lo posso garantire".

Ci racconti la soddisfazione più grande e il rimpianto maggiore di questi 15 anni?

"La soddisfazione più bella è stato il momento della promozione con una rocambolesca vittoria e le notti passate a convincere Fantini che poteva giocare centravanti al posto di Riganò che era indisponibile. La delusione invece la finale di Coppa Italia persa contro il Napoli. Giocammo male all'inizio perché i ragazzi pensavano a guardare lo schermo mentre il Napoli era molto più concentrato. E poi Neto aveva una frattura causatagli il giorno prima da Cuadrado; lo avevamo preparato per l'orario giusto e sfasarlo di un'ora non fu il massimo... Doveva essere una festa dello sport e invece non fu così".

Il recupero di Rossi ti ha sorpreso o eri convinto che non ce l'avrebbe mai fatta?

"Mi aspetto che migliori ancora, dopo Livorno non è più tornato ai suoi livelli e sicuramente può tornare quello di prima. E' giovane e glielo auguro sinceramente. Ma il recupero medico più bello fu quello di Ujfalusi a cui Lupatelli aveva spaccato il ginocchio provocandogli un'infezione pericolosissima con rischio di artrite settica e addirittura di amputazione. Gli facevo le flebo tre volte al giorno e riuscimmo a farlo tornare quel campione che era. In ritiro poi riuscimmo a 'riprendere' un giocatore avversario che avevo avuto un arresto cardiaco, ma gli episodi sono veramente tanti da raccontare".

Gli allenatori: quanti ne sono passati...

"Non ho mai litigato con nessun allenatore, sono sempre stato al di sopra delle parti dal punto di vista affettivo. Mi ricordo solo le litigate affettuose e continue con Cavasin, lo lasciavo sbraitare ma io andavo diritto per la mia strada. Difficoltà non ne ho avute con nessuno".

E i giocatori invece, qualcuno ti è rimasto nel cuore?

"Lo stesso discorso, non sono rimasto amico con nessuno, ma se devo fare un nome ti faccio quello di Mati Fernandez il ragazzo più buono del mondo che è stato un'enciclopedia di infortuni. Il medico a mio giudizio deve restare sempre un po' distante perché al momento del bisogno ci deve essere un rapporto non di amicizia con il calciatore".

E arriviamo al capitolo Mario Gomez...

"Quando le annate devono essere sfortunate... a Mario sono andate male tutte. E' rarissimo che dopo una lesione del collaterale guarito, si infortuni anche l'altro ginocchio. Forse un atleta robusto come lui ha risentito degli allenamenti diversi sulla forza. Per me ha pagato dazio per questo cambiamento anche perché poi era in un momento particolare della sua vita e psicologicamente non l'ha aiutato anche questo. Comunque quando cambi tipo di preparazione aumenta sempre il rischio di infortuni, ma lui è stato veramente sfortunato".

Infine i Della Valle. Cosa ti è rimasto di loro dopo la tua esperienza

"Diego è un uomo carismatico, quando lo senti parlare è affascinante. Ha sempre dato un qualcosa in più alla squadra ma dopo Calciopoli lo abbiamo visto molto poco anche se è sempre al corrente di tutto e per tante cose è sempre la persona di riferimento. Andrea è invece un passionale e forse ha bisogno di persone che smorzino il suo entusiasmo bellissimo. Li dobbiamo ringraziare perché ci hanno permesso di ricostruire una società distrutta e partecipare in pochi anni a Champions e Europa League".

Se arrivasse la chiamata di un'altra società di Serie A ci andresti?

"Penso di sì, ho scelto di fare il medico dello sport e mi piace farlo. Ho già avuto proposte 'indecenti' all'estero, ma non me la sono sentita di lasciare la mia famiglia e la mia città. Nella vita non esiste solo la parte economica... in Toscana si sta molto bene e voglio rimanerci".

La chiacchierata finisce qui, il dottor Manetti con lo studio di fronte allo stadio, ha solo affetto e belle parole per la Fiorentina "Speriamo che vada tutto bene perché Firenze ha bisogno della sua squadra a buoni livelli" e si immerge nel suo lavoro con le prime visite del pomeriggio... the show must go on

 

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