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Bucciantini a VN: “Viola già squadra, in due mi hanno colpito. Protesta? Rispetto ma non capisco, vi spiego”

ViolaNews ha contattato il noto giornalista e opinionista per sapere la sua opinione sul momento che sta vivendo la Fiorentina, tra un grande esordio e il clima di contestazione

Redazione VN

ViolaNews ha contattato il noto giornalista e opinionista Marco Bucciantini per sapere la sua opinione sul momento che sta vivendo la Fiorentina tra un grande esordio e il clima di contestazione:

Impressioni sull'esordio?

"La Fiorentina si muove già da squadra, ha buone distanze; deve attaccare la palla, accorciare il campo in avanti perché non ha il regista che la fa ripartire dal basso, se aspetta e contiene bassa diventa poi prevedibile e faticosa. Per questo nel primo gol la posizione di Milenkovic mi è piaciuta, la sua aggressività, è già addosso all'attaccante e toglie aria all'uscita di palla avversaria. In un'azione con gli attaccanti in area e Benassi al tiro, lui ha accorciato benissimo il campo in avanti, coerentemente. La partita poi ci ha mostrato che in campo aperto, se può correre, la Fiorentina può fare male ed essere anche bella da vedere. Poi mi piace sottolineare che i nostri 5 marcatori hanno un'età media intorno ai 22 anni: in questo momento, con questa proprietà e questi propositi (a volte deludenti), questo è almeno un modo ragionevole di fare calcio a Firenze, che ha nella sua storia l'idea di essere una squadra giovane, forte e bella".

Qualche singolo che l'ha colpita?

"Gerson: è venuto in Italia da fenomeno, ha trovato difficoltà all'inizio a Roma, la concorrenza lo ha penalizzato, ha perso fiducia e ha mostrato limiti di "velocità" di esecuzione. Ma potrebbe esplodere a Firenze, qui ha la fiducia di tutti, qui sa che ci sono minuti da giocare, errori da poter permettersi. Anche Simeone mi è piaciuto, ha un impatto agonistico sulla partita fantastico, da esempio per i compagni. Da sottolineare anche il gesto di Milenkovic sul primo gol poi decisivo, infine ho apprezzato tanto la personalità degli esterni bassi anche in vantaggio".

Contestazione?

"La proprietà ha dichiarato le sue intenzioni. Ha "proclamato" la distanza, mandando un messaggio a volte altezzoso e arrogante: ogni tanto si riavvicina, ogni tanto si allontana nuovamente. Ho denunciato l'avarizia umana come più fastidiosa di quella economica e credo che le contestazioni s'infilino in questa distanza perché il calcio è sentimento, è la condivisione di un'emozione, di un sogno, anche di una delusione. E il tifoso è l'unico che nel calcio investe a fondo perduto. C'è chi investe il capitale di rischio e spera di "rientrare", c'è chi ci guadagna (giocatori, staff tecnici e dirigenziali) e c'è chi mette i soldi, e basta, per passione. E' quasi come l'amore verso un figlio: puro. Questa differenza va capita, e va rispettata. Detto questo, non ho mai capito chi va allo stadio per contestare. Quando ero bambino e facevo 400 km per andare allo stadio mi realizzavo vedendo la partita, l'evento. Lì consumavo tutta l'adrenalina, l'attesa, la passione. Per me lo stadio è questo: un (raro) momento di condivisione. Ma finché la contestazione è civile, è politica (nel senso che è manifestata nell'unico momento di raduno), va accettata, ascoltata. Andrebbe anche capita: però vedo la solita tendenza all'esasperazione, pro e contro, e questo è privo di costrutto e di senso. Vorrei comunque una società più presente, più generosa: tra l'altro, c'è un'idea - tattica, anagrafica, culturale - dietro questa squadra, che davvero sembra meno spontanea e più costruita di altre edizioni. Bisogna saperla diffondere, e per farlo devi andare fra la gente. Ma allo stadio divertiamoci, in quel biglietto paghiamo il nostro diritto alla felicità".

"E SULLA CONTESTAZIONE ARRIVANO ANCHE ALTRI GIUDIZI: LEGGI QUI E QUI

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