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Ardemagni a VN: “L’Inter ha cambiato troppe formazioni e la difesa è Miranda dipendente”

Per lo scrittore interista “l’attacco nerazzurro realizza meno di quanto potrebbe”

Paolo Mugnai

L’autore di “Ininterrottamente Inter” (Libreria Sportiva Eraclea) Marco Ardemagni, conduttore radiofonico Rai e autore televisivo, parla della squadra nerazzurra a Violanews.com.

Nel tuo libro racconti nei minimi dettagli la finale di Champions League del 22 maggio 2010 vinta dall’Inter allo stadio Bernabeu di Madrid contro il Bayern Monaco. Immagina Fiorentina – Inter di domenica sera…

“Io mi immagino una partita difficile per entrambe, ostica, dove tutte e due le squadre cercheranno di giocare, cosa che non sempre sono riuscite a fare, in particolare l’Inter. L’Inter ha capito che non può più permettersi di impostare la partita in modo troppo muscolare quindi ci saranno difficoltà reciproche con dei momenti in cui sarà espresso un bel gioco, quando una delle due abbasserà la tensione”.

Come sta l’Inter?

“Purtroppo l’Inter ha cambiato troppe formazioni per i miei gusti. Giusto rispondere alla squadra avversaria, personalizzandola, ma in linea di massima conviene battezzare 13-14 titolari. Invece Mancini ha seguito la via opposta. Non ha così creato degli automatismi soprattutto in attacco dove realizza meno di quanto potrebbe e spesso si muove troppo lentamente permettendo così alla squadra avversaria di schierarsi. In questo meccanismo anche Jovetic dopo avere iniziato bene ha cominciato a soffrire. Ora anche Eder ha tolto un altro posto in attacco, io avrei preferito rinfoltire il centrocampo dove non c’è un vero rimpiazzo a Brozovic. L’Inter di Mourinho segnava velocemente, appena riconquistata la palla finalizzava, una cosa quest’anno mancata se non con Jovetic al Napoli in Coppa Italia. Sarebbe opportuno ritrovare quel tipo di gol a sorprendere la difesa sbilanciata. A proposito, Miranda è uno dei cinque più forti del campionato italiano, quando è mancato come contro il Verona ci siamo resi conto che è insostituibile. La difesa interista è Miranda dipendente come il Napoli è Higuain dipendente”.

Mancini sembra molto agitato ultimamente.

“Ha scelto una via difficile, anomala e non ne ha trovata subito un’altra in corsa quindi procede per esperimenti. I risultati prima lo hanno premiato oltremisura come adesso lo stanno punendo oltremisura. Ha trasmesso un po’ di agitazione anche ai giocatori come Felipe Melo nel finale con la Lazio. Mancini deve ritrovare anche un leader caratterialmente solido come era Zanetti. Va detto però che ha giocato spesso con 8 nuovi acquisti”.

Che giudizio dai della Fiorentina?

“Una delle squadre più piacevoli da vedere, non sono quasi mai noiose le sue partite. Una squadra costruita più lentamente con nuovi innesti intorno a giocatori come Borja Valero. Anche il lavoro di Montella non è stato smantellato completamente. Una Fiorentina però un po’ dipendente dai suoi uomini chiave Ilicic, kalinic, Borja. E con uno Zarate che avrebbe dovuto fare quei gol anche con noi”.

Meglio Thoir o i Della Valle?

“Quando è arrivato Thohir io ero favorevole perché Milano è una grande città che ha sempre accettato i contributi da fuori, prima dal sud e adesso da altri paesi. Poi mi è sembrato che lui volesse costruire una società secondo gli standard internazionali con uomini chiave nel marketing e anche questo mi piace. Forse gli manca un po’ di intelligenza specifica nel calcio in alcuni passaggi però mi sembra completamente alieno dai giochetti nel calcio italiano e questo è un bene. Mi spiace però che abbiano appoggiato Tavecchio, forse perché è interista. Anche i Della Valle sono interisti di vecchio tifo, a me stanno simpatici. Forse avendo portato subito la squadra a un livello medio alto ci si poteva illudere che vista la ricchezza familiare avrebbero fatto il salto definitivo proiettando la Fiorentina dove adesso è il Napoli, però quel passaggio lì non è stato fatto. E se non lo hanno fatto fino adesso non credo che lo faranno domani. Un momento decisivo mi sembra quello dello stadio di proprietà che ormai sono fondamentali. Poteva essere quella la svolta. Io penso che ormai la dimensione della Fiorentina sia quella di una squadra che va dal terzo al sesto posto con annate più o meno positive. Personalmente tra l’altro sono legato ai colori viola per alcuni personaggi come Ferrante e Longoni che era di Seregno, il paese dove abito adesso. E poi la Fiorentina mi sta molto simpatica in chiave antijuventina per la mia antipatia nei confronti dell’entità bianconera”.