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Dubbi, attesa e lavoro silenzioso. Così le prime due settimane di mercato vanno in archivio

Le premesse al mercato di gennaio non erano rosee, e sin qui sono state rispettate alla lettera. La maggior parte delle operazioni, come da abitudine, si svilupperà nelle due settimane conclusive

Simone Torricini

Come spesso accade, anche stavolta a parlare sono i numeri. A distanza di due settimane dall'inizio della sessione invernale di calciomercato l'unico trasferimento che ha visto protagonista la Fiorentina è stato quello di Nino Kukovec, attaccante classe 2001 ex Maribor tesserato per la Primavera di Bigica. Dopodiché un desolante zero, alla voce acquisti così come a quella cessioni, se si esclude quella in un certo senso secondaria di Hagi, tornato al Viitorul a titolo definitivo. La lista dei partenti, quelli ingombranti anche in termini di ingaggio, non è particolarmente cospicua ma tutt'altro che banale da smaltire: al suo interno figurano gli stessi nomi di cui si parla da settimane, ovvero quelli di Sanchez, Cristoforo e Maxi Olivera.

Un immobilismo prevedibile, quello che ha caratterizzato queste prime due settimane di gennaio. Il mercato a budget zero su cui Corvino ha fatto capire di dover operare non lasciava spazio ad interpretazioni: per comprare è necessario vendere, e da questo vicolo cieco non si scappa. Non è un caso che l'ufficialità di Kukovec sia arrivata più o meno in contemporanea alla cessione di Hagi. Per quanto riguarda le trattative in entrata i nomi circolati negli ultimi due mesi sono stati circa quaranta; tra i più caldi – per usare un eufemismo – Koziello (il suo agente ha definito Firenze «una meta gradita»), Antonelli e Salibur, con a seguire una serie di suggestioni su cui in linea di massima non si sono mai avute conferme. Sono i casi dei francesi Meité e Doubois, di Locatelli, Viviani e Jacopo Sala (nel suo caso addirittura una simil-smentita), degli argentini Emiliano Sala e Facundo Ferreyra. Ultimo, ma anche il più verificato, è quello del ceco Tomáš Souček, centrocampista dello Slavia Praga che nelle ultime quarantott'ore ha catturato l'interesse generale.

Strettamente connesso al mercato in entrata, viste le premesse, è naturalmente quello in uscita. Il nome più gettonato in particolare nell'ultima settimana è stato quello di Sanchez, su cui sono noti da ormai qualche giorno i sondaggi di Getafe e Rajo Vallecano. Sul colombiano, la cui volontà è quella di trovare una squadra in grado di garantirgli spazio in vista del Mondiale in Russia, si era registrato anche l'interesse del Cagliari, poi affievolitosi con il passare dei giorni. Sempre dalla Sardegna è filtrata la possibilità che Maxi Olivera potesse rientrare in una trattativa (in realtà molto insolita per il modus operandi degli uomini mercato viola) per il talento rossoblù Nicolò Barella. Inutile evidenziare come suggestioni di questo tipo siano destinate a rimanere tali. Calma piatta, o almeno così pare, sul fronte Cristoforo: l'uruguaiano ha giocato appena 59 minuti in stagione, ed è altamente improbabile che Corvino possa strappare quantomeno una cifra pari al valore assoluto del giocatore in caso di cessione.

C'è poi il caso di Zekhnini, che come sottolineato qui pochi giorni fa non potrà cambiare casacca fino a giugno 2018 a meno di un ritorno in Norvegia, all'Odd. Un discorso simile vale per Lo Faso: l'ex Palermo non partirà in prestito a meno di sorprese, mentre le voci sull'eventuale riscatto a fine stagione sono contrastanti. L'unico, piccolo punto interrogativo in chiave cessioni riguarda Babacar: il senegalese è l'unico giocatore in grado di garantire un ritorno economico dignitoso e di sbloccare il mercato, ma considerati i trascorsi del passato una sua partenza oggi non è verosimile. Corvino si giocherà tutto, in sostanza, sul fronte sudamericano: se riuscirà a piazzare in tempi brevi Sanchez, Olivera e Cristoforo potrà reinvestire i circa 10-12 milioni che scaturirebbero dalle cessioni nell'ultima settimana di mercato. Altrimenti le prospettive si farebbero a dir poco sconfortanti, e il rischio di vedere Pioli con la stessa rosa al primo di febbraio non sarebbe così impensabile. Può consolare il fatto che le concorrenti della Fiorentina in chiave Europa League abbiano adottato una linea simile (l'Atalanta ha preso Rizzo, mentre Torino, Udinese, Milan e Sampdoria sono rimaste tutte praticamente immobili), ma è anche giusto guardare in casa propria. E a Firenze, in queste prime due settimane, non si può certo dire di aver ingranato.

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