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Paulo, che succede?

Sousa si ritrova per la prima volta sul banco degli imputati. Le scelte in attacco fanno discutere, ma è tutta la squadra ad avere poca logica

Alessio Crociani

Lenta, molle, spuntata e chi più ne ha più ne metta. Pensare che per il gioco profuso la Fiorentina vista ieri all'Olimpico – almeno a tratti – non è stata neanche tra le più brutte della gestione Sousa. Forse, a pensarci ancora un po' su, è proprio questo l'aspetto più inquietante della sconfitta maturata contro il Torino, un grande classico di questo inizio di stagione viola: vorrei ma non posso, giochicchio ma non segno.

Cronaca di una squadra che sembra aver perso di vista il valore dell'unica cosa che nel calcio fa veramente la differenza: il gol. Vuoi per la vena negativa, o per rendere meglio l'idea, incancrenita di un Ilicic versione 2013/2014 e di un Kalinic più simile Mario Gomez sotto porta che al giocatore ammirato 12 mesi fa, vuoi per un'attitudine di squadra masochisticamente poco incline alla finalizzazione.

Ma la gara contro i granata ha offerto un ulteriore e nuovo spunto di riflessione. L'interpretazione della partita da parte di Sousa, infatti, ha spedito il tecnico portoghese dritto sul banco degli imputati. Prima la riproposizione di Kalinic punta unica, poi l'inserimento tardivo di Babacar senza i necessari rifornimenti dalle fasce (non è un caso che la rete siglata dal senegalese sia arrivata su uno dei pochi cross messi in mezzo negli ultimi 25 minuti): sono solo due tra i capi di accusa rivolti all'allenatore viola.

Con una classifica che langue (ma un calendario che finalmente sorride), le due settimane di pausa per gli impegni delle nazionali, oltre che a recuperare gli acciaccati e a tirare il fiato, serviranno soprattutto per fare un po' di chiarezza tra i tanti equivoci di questa squadra. Ripartendo da ieri, e da quella Fiorentina con poca, pochissima logica. Ora tocca a te, Paulo.

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